“La storia delle politiche pubbliche verso le “nursing home” […] è come descrivere la scoperta del West dal punto di vista dei muli; si trovavano certamente lì, e i grandi eventi di quel periodo ebbero certamente conseguenze cruciali sui muli, ma a quel tempo quasi nessuno prestava loro particolare attenzione.”
Bruce Vladeck, “Unloving Care: The Nursing Home Tragedy”, 1980
Sazio di giorni è colui che vive immerso e dentro la propria vita, assaporandola e assorbendola tutta, qualsiasi evento arrivi, come è descritto in alcuni passi della Bibbia.
Gli incipit ricorrenti nei capitoli sono il preludio in un crescendo per giungere al capitolo finale “Perdita di profondità” dove l'autore scandaglia il lutto per la morte della moglie, mancata in poco meno di un mese e mezzo per cancro.
Con un approccio laico, rievocando i riti funebri dei nostri avi e di altre culture, l'autrice, filosofa tanatologa, ci conduce per mano attraverso tutto il testo fino alla dichiarazione delle sue volontà. Sembra essere questo alla fine l'obiettivo del suo libro.
Dall’incontro quasi casuale tra tre professionisti di competenze e atenei universitari differenti, nasce la volontà di realizzare un’opera che riunisca una passione condivisa: il volontariato e la donazione. Il volume contiene il contributo di svariati esperti sanitari (e non) sulla tematica attualissima della donazione d’organi e tessuti come tema principale, intorno a cui ruotano le varie esperienze delle persone che hanno deciso di collaborare.
La particolarità del libro sta nel portare alla luce la vita di un figlio cresciuto con un genitore affetto da disturbo mentale, insieme alle difficoltà a confrontarsi con il mondo reale quando in casa permane la sofferenza psichica, evidenziando la solitudine delle famiglie e delle persone di fronte alla sofferenza, anche in senso generico, tuttora presente per risorse non sufficienti dei servizi del SSN a farsi carico di loro.
L’infanzia, l’armadio delle merende, le suore, la sala operatoria, le terapie riabilitative, il bacio di un coetaneo nell’anno della terza media, gli amici e le amiche conosciuti nel Centro durante il soggiorno durato circa venti anni. Poi, Daniela prosegue la sua vita con una forza di volontà che le consente di superare i danni causati dalla poliomielite e... un giorno, da quel bacio mai dimenticato scaturisce una «forza sotterranea che a poco a poco sale fino a fare esplodere la terra». È l’amore, che da sempre, impone delle scelte a tutti. Daniela ha saputo scegliere.
La vita è nulla da dimostrare. È solo da sentire. È l’essenza, il profumo, il niente, il tutto, il vuoto, il pieno. È l’esserci e non esserci, apparire e scomparire. Come il fiume che scorre nelle rapide, nelle cascate e si acquieta nel lago.
È il fluire delle cose, degli eventi, fluire con essi senza domanda alcuna. È l’essere, esistere e basta sia nella gioia che nel dolore. Il tempo del lutto è quello di un cammino che si snoda tra amore e perdita, tra presenza e assenza,
Un testo significativo per i messaggi che contiene e per l'elaborazione del lutto costruttiva, positiva, se è possibile definire così, donare agli altri, volgere al bene un dolore imponente e devastante come quello scaturito dalla morte di un figlio.
Ho partecipato alla presentazione del libro ”Ho il cancro e sono felice. Vicissitudini di un'abruzzese trapiantata a Firenze” di Ileana Cameli, presso la Biblioteca dell'Isolotto il 12.6 u.s. spinta dalla curiosità e infastidita dal titolo. Curiosità per l'argomento, essendo stata anche io attraversata dal cancro come narrato in “Mani sul mio corpo. Diario di una malata di cancro” e infastidita da un titolo quasi provocatorio come se il cancro avesse anche il potere di rendere felici oltre al potere distruttivo, devastante.