La sentenza della Corte d'Appello di Milano sul caso di Eluana Englaro ha suscitato reazioni accese, rialimentando le polemiche sui problemi eticamente sensibili quali l'accanimento terapeutico e le direttive anticipate.
Ecco alcuni commenti autorevoli.
"La decisione del Tribunale Civile di Milano e' rilevante e giusta. Il padre di Eluana ha lottato per sedici anni contro tutto e contro tutti per rispettare le volontà della figlia, che finalmente saranno accolte". E' questo il commento di Ignazio Marino, medico e capogruppo del PD in commissione Sanità al Senato, che nella scorsa legislatura si e' impegnato per introdurre anche in Italia una legge sul testamento biologico.
L'alimentazione artificiale, spiega Marino, "e' un mezzo straordinario che esiste da poche decine di anni e oggi si associa a tutte le altre terapie a cui viene sottoposta una persona in stato vegetativo permanente.
Si tratta di una condizione in cui non vi e' più nessuna ragionevole possibilità di recupero dell'integrità intellettiva a causa di un grave danno cerebrale". Quindi, "mantenere pazienti perennemente incoscienti liberi da rischi e complicazioni di vario genere che possono causarne la morte, implica uno sforzo straordinario dal punto di vista dell'intervento medico e delle tecnologie utilizzate". Uno sforzo "che non porta però ad alcun miglioramento delle condizioni di salute".
Certo "la sospensione di tutti questi atti implica inevitabilmente la fine della vita, ma si tratta di una fine naturale. Si tratta di non accanirsi più, di non prolungare l'agonia, di accettare che non c'e' più nulla da fare. Ed e' cosa sostanzialmente diversa dal procurare volontariamente la morte attraverso l'iniezione di un farmaco letale".
La sentenza di oggi "riflette ciò che viene sancito nell'articolo 32 della Costituzione e anche nella Convenzione di Oviedo. È una sentenza rigorosa che pone fine ad un vero e proprio calvario, ma testimonia ancora una volta la carenza di una legislazione che regoli la materia nel nostro paese". Infatti negli ultimi anni "sono stati i tribunali a prendere le decisioni più delicate nell'interesse dei cittadini. Non mi pare che si possa e che si debba proseguire così. Io sono convinto, e lo ribadisco con forza, che serve una legge sul testamento biologico che permetta ad ognuno di indicare, soltanto se lo vuole, le proprie volontà sulle terapie che ritiene accettabili se un giorno si troverà nella condizione di non potersi più esprimere. Mi auguro, conclude che questa maggioranza sia d'accordo con me e che si possa riprendere a discutere con serietà, rigore e pacatezza di questo tema al piu' presto in Parlamento".
Umberto Veronesi, noto oncologo e promotore del testamento biologico, parla di svolta storica ed afferma che con questa sentenza “vince l’autodeterminazione della persona, vince il principio della libertà di decidere della propria vita, vince la possibilità di scegliere dove porre il limite fra accanimento terapeutico e cure…”
Sulla stessa linea d'onda si pongono le reazioni ed i commenti degli esponenti del Partito Radicale e di Mina Welby.
Anche il deputato del PdL, Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori Liberali parla di decisione "giusta, carica di pieta' e di umanita' che consente di interrompere, come nella volonta' piu' volte espressa in vita dalla ragazza, un accanimento terapeutico divenuto del tutto inutile ed insensato".
Durissima la reazione del Vaticano che parla di eutanasia.
Monsignor Fisichella, neopresidente della Pontificia Accademia della Vita, esprime sdegno e condanna la scelta dei giudici dei Milano: “Nessuno è in condizione di interpretare la volontà di una persona che non è in grado di esprimersi.”
A cura di Elisa Valdambrini, Filosofa bioeticista.