Sabato 5 Aprile, presso l'Istituto Italiano di Scienze Umane, in Palazzo Strozzi a Firenze si è svolta una tavola rotonda multidisciplinare dal titolo: In scienza e coscienza: maternità, nascite, interruzioni di gravidanza.
A trent’anni dalla Legge 194, Società italiana delle storiche ha deciso di promuovere un incontro su questi temi delicati e controversi, con la convinzione che sia necessario intrecciare la riflessione sul presente con la consapevolezza dei cambiamenti avvenuti in questi anni, richiamandosi alla concretezza dei problemi. Contro la retorica e contro le strumentalizzazioni politiche, le storiche italiane si inseriscono nel dibattito attuale per far sì che esso non si esaurisca in slogan, o in sterili polemiche sugli eventi di cronaca. Questo incontro aveva dunque l’obiettivo di analizzare le conseguenze delle relazioni che le donne sviluppano nella famiglia e nel lavoro, ma anche quello di comprendere meglio, da una parte, le leggi che toccano da vicino le donne e, dall’altra, gli sviluppi della scienza e delle biotecnologie che spostano continuamente il confine di ciò che è “tecnicamente possibile fare”, anche per quel che riguarda la gravidanza e la nascita.
Quali, nel dettaglio, i temi affrontati?
Silvana Salvini – demografa – ha presentato dati statistici inerenti ai comportamenti ed alla condizione femminile, che hanno evidenziato, fra le altre cose, la difficile conciliazione degli impegni lavorativi con le responsabilità familiari.
Giuseppe Scimone – ginecologo dell’A.O.U Careggi – ha delineato un excursus storico sui metodi contraccettivi ed abortivi, offrendo dati interessanti sull’interruzione volontaria di gravidanza e sull’obiezione di coscienza da parte degli operatori sanitari.
Patrizia Guarnieri – storica – ha illustrato le differenze, dal punto di vista giuridico, fra l’aborto e l’infanticidio, ricordando a tutti quale tragedia rappresenti, per ogni donna, la scelta di interrompere la propria gravidanza.
Maria Serenella Pienotti – neonatologa dell’Ospedale pediatrico Meyer – ha presentato il documento sulle “Cure perinatali nelle età gestazionali estremamente basse” (1), purtroppo respinto dalla maggioranza del Comitato Nazionale di Bioetica.
Monica Toraldo di Francia – filosofa bioeticista, membro del Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) – dopo aver precisato la sottoscrizione della Carta di Firenze da parte della minoranza del CNB, è ritornata su alcuni punti cruciali della tanto discussa Legge 194 e della Legge 40 (sulla fecondazione medicalmente assistita); inevitabili i richiami al concetto di persona ed al problema del nesso indissolubile fra madre e concepito.
Cristina Pratesi – psicoterapeuta del Centro Consulenza Giovani dell’ASL di Firenze– ha riportato la toccante vicenda di una giovanissima adolescente incinta che si è rivolta al consultorio.
Irene Mariella – responsabile delle ostetriche dei consultori dell’ASL di Firenze – ha infine sottolineato il ruolo del consultorio all'interno dei servizi socio-sanitari pubblici. Sono intervenute anche varie giuriste e psicologhe, dando così vita ad un proficuo dibattito, prevalentemente femminile.
Come hanno spiegato le storiche, in un comunicato stampa della S.I.S., il titolo scelto per questo incontro è In scienza e coscienza: “perché le decisioni personali su maternità, nascite, aborto e cura non possono derivarsi automaticamente dal solo progresso della medicina, indipendentemente o contro il consenso della madre, né tanto meno considerarsi appannaggio delle dottrine della Chiesa, anch'esse mutevoli e mutate, o esclusivamente dei principi giuridici che pure regolano i comportamenti di una società. Ma anche perché il punto di vista della scienza che accetti di avere a che fare con le individualità è rivolto appunto al bisogno di decidere delle persone proprio quando non esista la certezza di cause ed effetto.” “Aspettare un figlio – continuano le storiche nel comunicato stampa – programmarlo o scoprirsi incinta avendolo temuto, volerlo a tutti i costi, sentirsi non ancora o mai pronte, non volerlo, averlo voluto, ma non così, sono esperienze che le donne si sono sempre trovate ad affrontare, dovendo pensare non solo per se stesse, eppure sentendosi molto spesso sole, necessariamente poco libere di scegliere, e quasi sempre giudicate”.
Attraverso questo stimolante incontro, l’occhio delle studiose si è dunque soffermato a scrutare l’universo femminile, senza raccogliere le recenti provocazioni sul tema dell’aborto giunte da voci maschili che spesso parlano di cose di cui non possono ovviamente apprezzare la complessità e le diverse specificità. Come ha già affermato Gad Lerner, sarà un caso che tanto spesso gli antiabortisti ed i loro portavoce non abbiano figli? “Eluso l’impegno della genitorialità, che titolo avrebbero costoro per fare la predica alle donne”(2), arrivando persino a paragonare l’aborto alla Shoah?
In un momento di regressione culturale, in cui il parere delle donne viene poco preso in considerazione, proprio su quei temi su cui, invece, dovrebbe essere sovrano, le donne devono rivendicare il diritto a far sentire la propria voce. Come ha scritto Adriano Sofri nel suo recente pamphlet Contro Giuliano: “il corpo delle donne appartiene alle donne, e non c’è diritto di ingerenza umanitaria che possa violare questa sovranità personale fino a che la creatura che cresce dentro il corpo materno non ne sia staccata.”(3)
All’interno di questa tavola rotonda si è cercato, senza polemizzare, di far chiarezza su problematiche complesse e delicate attraverso argomentazioni scientifiche basate sull’analisi dei fatti e non su ideologie né su posizioni dogmatiche, viziate dal pregiudizio ed “a-prioristicamente” determinate. Il confronto vero e fruttuoso, ai fini della risoluzione dei problemi, non può che avvenire attraverso l’ascolto dell’altro ed il dialogo critico. La deontologia rigida dei dogmi pone solo dei divieti assoluti che prescindono dalla complessità delle questioni reali e non sembra purtroppo disposta a venire incontro alle esigenze dell’individuo ed ai vincoli effettivi con cui egli deve fare i conti, benché questo sia un dovere di ogni democrazia moderna e civile. Non c’è che da augurarsi che eventi di questo tipo si ripetano e si moltiplichino per consentire una divulgazione corretta delle informazioni a tutti i “non addetti ai lavori”, un’analisi scientifica delle questioni in oggetto e per garantire un confronto equilibrato fra tutte le parti coinvolte in questo delicato dibattito: le donne, la società civile e la politica.
N.B:
Per approfondire la prospettiva assunta a riguardo, da parte della Società Italiana delle Storiche, si rimanda alla lettura del documento “Un nuovo vecchio attacco alla Legge 194”.(4)
A cura di Elisa Valdambrini, Filosofa bioeticista.
(1) = Il documento è scaricabile cliccando qui.
(2) = Gad Lerner, rubrica “L’infedele” su Vanity Fair del 13/02/2008, pp. 16-17, L’articolo è disponibile anche cliccando qui.
(3) = Adriano Sofri: Contro Giuliano. Noi uomini, le donne e l’aborto. Ed. Sellerio 2008, citazione p. 27.
(4)= Il documento è scaricabile cliccando qui.