Nel numero di marzo del British Medical Journal è stato pubblicato un articolo relativo alla "sedazione profonda e continua nei pazienti in fase terminale" a firma di Judith Rietjens e collaboratori.
Per riferimenti BMJ 2008; 336; 810-813
Da alcuni anni in Olanda, infatti, è aperto il dibattito su come vada considerata la sedazione alla fine della vita, se vada cioè assoggettata o meno alle regole procedurali in uso per l’eutanasia.
Sono state anche promulgate delle linee guida nazionali sulla sedazione (ad oggi ancora poco seguite), ed è ormai accettata la tesi che la sedazione non vada regolamentata come l’eutanasia, ma considerata una normale opzione medica da adeguare a criteri di buona pratica come tutte le pratiche mediche di maggior rilievo.
Mentre procedeva la discussione e l’accettazione delle sedazione alla fine della vita come indicato dallo studio del BMJ, il ricorso all’eutanasia in Olanda è diminuito e la pratica della sedazione è aumentata.
E' disponibile un breve abstract dell’articolo che evidenzia i possibili nessi tra le due rilevazioni del 2001 e del 2005.
Abstract
Obiettivi: Studiare la pratica della sedazione profonda continua nel 2005 in Olanda e compararla con i risultati del 2001.
Disegno dello studio: Uno studio basato su questionario su campioni randomizzati di soggetti deceduti riportati in un Registro nazionale della mortalità nel 2005 e nel 2001.
Setting: Studio sui Medici di Medicina Generale (MMG) a livello nazionale in Olanda.
Partecipanti: I MMG di riferimento ricevevano un questionario relativo alle decisioni mediche che avevano preceduto la morte del paziente: il 78% (n=6860) ha risposto nel 2005 e il 74% (n=5617) nel 2001.
Principale valutazione dei risultati: Le caratteristiche sia della sedazione profonda continua relative a: il medico intervenuto, i tipi di pazienti, i medicinali utilizzati, la durata, gli effetti stimati sull’accorciamento della vita, la eventuale consulenza di medici palliativisti, sia delle richieste di eutanasia.
Risultati: L’uso della sedazione profonda continua è cresciuto dal 5.6% (intervallo di confidenza del 95% da 5,0% a 6,2%) per le morti avvenute nel 2001 al 7.1% (da 6,5% a 7,6%) per quelle del 2005, per lo più nei pazienti trattati dai MMG e in quelli con il cancro (nel 2005 il 47% di pazienti sedati aveva il cancro contro il 33% del 2001). Nell’83% dei casi, la sedazione è stata indotta con le benzodiazepine e nel 94% i pazienti sono stati sedati per periodi minori di una settimana prima della morte. Il 9% di quelli che avevano ricevuto una sedazione profonda continua avevano in precedenza richiesto l’eutanasia ma le loro richieste non erano state accolte; il 9% dei MMG ,a questo proposito,aveva consultato un medico esperto di cure palliative.
Conclusioni: L’aumento dell’utilizzo della sedazione profonda continua nei pazienti terminali e l’uso limitato di consultazioni di Palliativisti suggeriscono che questa prassi è considerata sempre più come una parte integrante della normale pratica medica.