Dal meeting San Rossore: scienza e filosofia della vita

Quali sono i limiti ed il ruolo della scienza e della filosofia della vita? Questo tema è stato oggetto di confronto e discussione nel corso del Meeting di San Rossore (8/10 Luglio 2009) dedicato quest’anno a scienza, sviluppo e pace.

“Fra scienza e vita scegliamo l’equilibrio. No ad una scienza che si accanisce sulla vita” ha commentato Francesco Busnelli, Prof. di diritto civile al Sant’Anna di Pisa, chiamato a introdurre i lavori della sessione. Le nuove frontiere della scienza aprono scenari e possibilità inaudite fino a poco fa e portano con se questioni di grande criticità. Se la biologia sintetica, ad esempio, porta gli uomini per la prima volta a diventare “creatori di vita”, c’è da discutere sul tipo di vita che se ne ottiene. Facendo appello all’equilibrio Busnelli ha invitato a superare l’arroccamento sulle posizioni di principio, perché se da un lato non si possono considerare solo i “pro” della scienza, ignorando la qualità della vita, dall’altro è impossibile e ingiusto negarne aprioristicamente i vantaggi o fermarne la corsa. E’ in questa linea di equilibrio che si colloca la scelta dell’Europa, basata sul “principio di precauzione”. Busnelli ha poi parlato del tema delle scelte di fine vita tratteggiando uno scenario europeoorientato a due tipi di scelte: l’eutanasia da un lato e la valutazione equilibrata basata sul concetto di dignità della vita dall’altro. In questo contesto spiccano l’esperienza francese (legge del 2005) e quella tedesca (la legge sarà pronta a settembre), che risolvono in modo equilibrato le questioni di “fine vita”, definendo idratazione e alimentazione forzata come atti medici. Le due leggi si basano sull’autodeterminazione della persona riuscendo al contempo a non mortificare la scienza.
La situazione italiana risulta paralizzata dalla lotta tra opposti fondamentalisti, anche di fronte a quella che è stata la più avanzata pronuncia giurisprudenziale sul fine vita – la sentenza sul Caso Englaro –, che collima con l’impostazione della normativa tedesca. Busnelli ha concluso invitando a “sfatare” quello che definisce “un dogma perverso”: quello che contrappone la bioetica cattolica, identificata con l'Italia, alla bioetica laica, identificata con il Nordamerica.
«In realtà – ha commentato – non esiste una bioetica cattolica, ma una dottrina cattolica. In mezzo a questi due estremi sta nascendo una bioetica europea, che si fonda sull'equilibrio, sulla dignità, sull'uguaglianza e sulla solidarietà, parola quest'ultima, ignota al Nord America».«Non credo che l'esistenza di una tecnologia debba determinare il suo uso obbligatorio. E' l'individuo che deve decidere quali tecnologie utilizzare e quali no. Ciò non costituisce una intrusione, ma anzi afferma il rispetto della libertà di ciascuno». E’ stato questo il commento di Marino, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, che sulla base dell’esperienza di clinico, ha parlato dell’accellerazione del progresso scientifico e tecnico che ha modificato il nostro rapporto con la nascita, la vita, la morte. Se il progresso medico apre infinite possibilità, deve rimanere fermo che è l’individuo che può disporre delle tecnologie disponibili, come può anche deciderne di farne a meno. Dello stesso parere Maurizio Mori, docente di bioetica all’ Università di Torino, che illustrando una delle tante possibilità create dai progressi biomedici (tra 15 anni le donne potrebbero procreare senza maschio), ha invitato ad esercitare il massimo della responsabilità nel rapportarci ai temi che riguardano i processi vitali. A margine del meeting, parlando coi giornalisti, Marino ha detto di non comprendere le scelte in materia di fine vita dell’attuale governo, che vanno palesemente contro le evidenze mediche e la volontà dei cittadini, ampliamente dimostrata nelle piazze, dove la società civile si è mossa per esprimere con forza un punto di vista chiaro e diametralmente opposto a quello politico: quello del testamento biologico o direttive anticipate. Anche Orsi, vicepresidente della Commissione Regionale di Bioetica, ha parlato delle direttive anticipate come strumento di espressione della volontà personale e di indirizzo per la relazione di cura e la pratica medica: «spesso sentiamo parlare della solitudine del medico di fronte alle problematiche di fine vita – ha commentato - ma questa solitudine si può ridurre, con le dichiarazioni anticipate». «Spesso sentiamo parlare della dignità della vita – ha proseguito Orsi – ma una una dignità della vita media non esiste, piuttosto esiste la dignità della vita di ciascuno di noi e nelle varie epoche della nostra stessa esistenza. Sappiamo che in Toscana esistono almeno 200 casi Englaro, ma quante di queste famiglie sono in grado di volere o poter scegliere? Impariamo dunque a affidare ad altri le nostre volontà e impariamo – ha concluso - che il tempo dell'informazione, della comunicazione e della relazione è tempo di cura.»

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