Diciotto primari, tra i quali non mancano i nomi noti, sono pronti ad appellarsi all'obiezione di coscienza se il Ddl Calabrò sul testamento biologico dovesse diventare legge.
Lo scrivono su Micromega, e si rivolgono direttamente a senatori e deputati affinché riflettano sulle contraddizioni per i camici bianchi a cui il provvedimento potrebbe dar luogo.
"La scienza medica - scrivono - ha sviluppato negli ultimi decenni apparecchiature e acquisito conoscenze che permettono il prolungamento della vita anche in condizioni che naturalmente porterebbero alla morte. Questo enorme potere può interferire con le scelte del singolo individuo. Come si possono definire - chiedono - i limiti della scienza e fino a che punto le scelte individuali possono essere contrastate? Può una maggioranza, qualunque essa sia, imporre le proprie scelte a una minoranza? Può la religione imporre la sua dottrina anche a chi non è credente? In democrazia le scelte della maggioranza devono essere accettate dalla minoranza, ma questo è anche vero se queste scelte toccano la sfera privata dell'individuo? Può la maggioranza impormi di soffrire contro la mia volontà?".
"La missione medica - ricordano dunque i 18 camici bianchi - ci impone di curare il paziente e, quando non è possibile una cura, di alleviarne le sofferenze. L'etica medica ci insegna che qualsiasi procedura medica non può essere intrapresa senza un consenso libero e informato. Se quindi un paziente può rifiutare un qualsiasi intervento quando è cosciente, perchè dovremmo privarlo del diritto di decidere in anticipo se rifiutare interventi straordinari quando non sarà più cosciente?".
"E infine - proseguono i primari rivolgendosi ai parlamentari - l'ultima domanda: come si può giudicare la nutrizione enterale mediante un sondino naso gastrico o tramite un dispositivo che arriva dallo stomaco alla cute dell'addome, un normale sistema per alimentare un individuo che non può farlo naturalmente? Se passasse la legge che è stata presentata, il medico potrebbe diventare un 'obiettore di coscienza' rifiutando di andare contro il desiderio espresso dal paziente".
Questi i nomi dei primari che hanno sottoscritto l'appello:
Cosimo Prantera, primario gastroenterologo azienda ospedaliera San Camillo, Forlanini, Roma;
Marcello Orzalesi, già professore ordinario presso l'università Sapienza e direttore del dipartimento di neonatologia medica e chirurgica dell'ospedale Bambino Gesù, Roma;
Salvatore Di Giulio, primario nefrologia, azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, Roma;
Angelo Pera, primario emerito azienda ospedaliera Mauriziano, Torino;
Luigi Pagliaro, professore emerito di medicina interna, università di Palermo;
Vittorio Colizzi, professore di immunologia, università di Tor Vergata, Roma;
Mario Cottone, professore di medicina interna, ospedale Cervello, Palermo;
Lucio Capurso, primario gastroenterologo, azienda ospedaliera San Filippo Neri, Roma;
Luca Pierelli, primario medicina trasfusionale azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, Roma;
Ignazio Majolino, primario ematologo azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, Roma;
Francesco Pallone, professore ordinario di gastroenterologia, università di Tor Vergata, Roma;
Paolo Nencini, professore ordinario di farmacologia, università Sapienza, Roma; Roberto Pisa, primario patologo, azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini, Roma;
Filippo de Marinis, primario pneumologia oncologica prima azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini, Roma;
Salvatore Cucchiara, primario gastroenterologia pediatrica policlinico Umberto I, Roma;
Giuseppe Gristina, anestesia e rianimazione, azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, Roma;
Emilio Di Giulio, responsabile endoscopia digestiva, azienda ospedaliera Sant'Andrea, Roma;
Marco Lombardi, primario della divisione di chirurgia dell'ospedale Cto, azienda sanitaria Rm/C, docente alle scuole di specializzazione chirurgia generale di Sapienza e Tor Vergata;
Donato Nitti, direttore dipartimento di scienze oncologiche e chirurgiche clinica chirurgica II Padova.