Cure palliative più facili che prevedono anche farmaci derivati della cannabis, è quanto prevede un decreto ministeriale che consente già ora l’importazione dei farmaci.
La nascita di una scuola di specializzazione post-laurea per le cure palliative, con contestuale riconoscimento della specificità della professione di palliativista, l’abolizione del ricettario speciale, e la piena introduzione nella terapia del dolore anche dei farmaci derivati dalla cannabis, queste le proposte del ministro della Salute.
Riguardo alla semplificazione nella prescrizione dei farmaci, dal ministro è arrivato un appello al Senato affinchè approvi al più presto il disegno di legge che giace in commissione dalla scorsa estate e che favorisce la disponibilità di farmaci anti-dolore.
Un provvedimento che la Turco vorrebbe vedere approvato già in commissione in sede deliberante, senza alcun passaggio in aula, anche perché, ha detto, "è ormai chiaro a tutti che la cannabis a fini terapeutici non c’entra nulla con gli spinelli" e in assenza di serie obiezioni politiche e tecniche "è doveroso dare risposte" quanto prima.
Il ministero ha con proprio decreto del 18 aprile scorso aggiornato le tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope, inserendo i derivati della cannabis nella tabella II, sezione B: una decisione che rende possibile utilizzare questi farmaci per la terapia del dolore.
Questi farmaci non sono ancora presenti in Italia in attesa della domanda di registrazione da parte delle aziende farmaceutiche, ma che nel frattempo è comunque possibile importarli dall’estero previa autorizzazione ministeriale in virtù del riconoscimento del loro valore terapeutico.
Il decreto inoltre sgombra il campo da precedenti dubbi interpretativi, chiarendo che i farmaci analgesici oppiacei possono essere prescritti per combattere il dolore anche per patologie non tumorali (per esempio a seguito di traumi, fratture, interventi chirurgici, ecc.).
Con i ministeri di Industria e Ambiente, è stato anche predisposto un decreto che consentirà il recupero di quei farmaci anti-dolore dispensati ma non utilizzati: si tratta di quelle confezioni già assegnate e consegnate ad un paziente in terapia ma che per varie cause (la principale: la morte del paziente) rimangono poi inutilizzati. Se debitamente conservate, potranno essere recuperate ed utilizzati a vantaggio di altri malati.
Riguardo al percorso universitario e al riconoscimento della figura professionale del "palliativista", il ministro della salute ha affermato di voler proporre al suo collega Mussi (Università) l’istituzione di una scuola di specializzazione universitaria che possa contribuire alla formazione di una figura specializzata che operi per aiutare il malato nella sua lotta al dolore.
"Quella di un riconoscimento è una richiesta meritevole di attenzione: la modalità concreta sarà studiata attentamente.
Entro la fine del 2008 sarà costituita una "Rete di assistenza palliativa" per la definizione della quale il ministero ha stabilito con decreto gli standard ai quali tutte le regioni dovranno attenersi: una sorta di standard minimo condiviso relativa all’assistenza di malati terminali curati nelle strutture regionali.
È prevista l’assistenza da parte della Rete ad un numero di pazienti superiore al 65% dei malati di tumore deceduti ogni anno, la creazione di un posto letto in hospice dedicato all’assistenza palliativa per ogni 56 deceduti a causa di tumore, la presa in carico del paziente in assistenza domiciliare entro 3 giorni dalla richiesta per almeno l’80% delle richieste stesse, il ricovero con cure palliative entro tre giorni dalla richiesta pervenuta alla Rete per almeno il 40% delle richieste e infine la creazione di un indicatore che esprima il numero di giornate di assistenza palliativa erogate a domicilio.