Lunedì 18 Dicembre 2006 presso l’U.O. di Formazione Professionale dell’ASL 10 di Firenze in S.Salvi, si è tenuto l’ultimo incontro del corso per Infermieri e Operatori Socio Sanitari di area medica “Cronicità e etica di fine vita”; la giornata è stata condotta da Mariella Orsi, sociologa, e da Luciana Coèn coordinatrice del corso e dell’U.O. di Formazione.
Tale iniziativa formativa, alla sua seconda edizione, è tesa a colmare un vuoto all’interno dei vari iter formativi dal momento che neppure nel curriculum formativo universitario, delle varie professioni sanitarie, a tutt’oggi vengono affrontate le problematiche connesse alle cure di fine vita e l’inguaribilità viene percepita come fallimento dalla medicina contemporanea.
Partendo dalla presentazione della Carta di Pontignano, redatta dal gruppo di lavoro della Commissione Regionale di Bioetica, si sono analizzate varie criticità nelle cure di fine vita, che possono essere offerte in ospedale, a domicilio o nell’hospice.
Si tenta così di superare l’impreparazione tra gli operatori nell’individuare ed accogliere i bisogni del morente e della sua famiglia, soprattutto per quanto attiene agli aspetti relazionali.
A proposito della “Carta dei Diritti del Morente” elaborata nel 1997 dalla Fondazione Floriani, si è discusso delle direttive anticipate e dei vari disegni di legge sull’argomento, evidenziando i vari aspetti etici inerenti la persona che muore, la relazione con i suoi familiari, fino agli aspetti relativi al trattamento della salma e ai luoghi dedicati al commiato che, dovrebbero essere disponibili per tutti, ma specialmente per coloro che desiderano avere un funerale senza ritualità religiosa.
Pur non volendo accentuare il fenomeno della sanitarizzazione dell’evento morte, tale momento formativo è stato volto a sviluppare competenze di umanizzazione nell’assistenza alla persona che muore all’interno di una struttura sanitaria, e, perciò,è stato affrontato anche il tema dei Reparti di Rianimazioni, con il caso delle prime esperienze di reparti “aperti”, dove è prevista la possibilità di una costante presenza di un familiare, valutando quanto questo migliori non solo le varie fasi dell’accompagnamento della persona giunta alla fine della vita, ma anche i primi momenti di elaborazione del lutto.