Un pezzo di storia

Il I° Aprile 2023 siamo arrivati al VI° Convegno della nostra Associazione che vive ormai da 10 anni, inevitabile perciò guardare a chi siamo oggi senza dimenticare come abbiamo cominciato e dove andremo.

Tutto è iniziato con un corso di alta formazione in Bioetica svolto presso la ex ASL 11 di Empoli e rivolto ai professionisti della cura, che ha consentito a docenti e partecipanti di aprire lo sguardo sui temi etici ancora inesplorati per offrire opportunità di riflessione e scambio su problematiche poco presenti nei percorsi di lavoro e universitari.
Con inusuale visione, entusiasmo e volontà, abbiamo dato vita allo “Spazio Etico” nella stessa azienda sede del corso (ora ASL Centro) ispirandosi al modello francese del Prof. Irsch ma con il confronto irrinunciabile nella quotidianità dei servizi sociosanitari toscani.
Inizialmente lo Spazio Etico era costituito da incontri bimensili tra professionisti su temi scelti dai partecipanti, ai quali nel tempo si sono affiancati seminari su argomenti che affrontavano la solitudine dei curanti, il benessere necessario per offrire gesti di cura consapevoli, cioè una proposta formativa che affrontava problematiche lontane dai processi di aziendalizzazione, ma vicine al cuore di chi crede ancora che la fragilità faccia parte della vita, che fare un sorriso diventa ciò che distingue la nostra umanità, che riuscire a parlare del dolore, della perdita, della gioia di stare nella cura, aiuti la leggerezza dell’anima e nutra di sentimento le giornate.
L’associazione Spazio Etico, prima ad essere fondata in Italia con questo nome, ha avuto da subito lo scopo di garantire agli operatori lo spazio utile per decantare la fatica, confrontarsi e riconoscere l’ascolto come parte della cura di sé e degli altri.
Abbiamo incontrato infermieri, medici, ostetriche, operatori socio sanitari, fisioterapisti di varie realtà regionali non solo toscane, abbiamo trovato corrispondenza di interesse nei momenti di scambio sia in presenza che a distanza, quando la pandemia ha sospeso il tempo di tutti, ha interrotto vite, progetti e sogni.
Anzi questa situazione di forzato allontanamento ci ha permesso di raccogliere in un progetto denominato Graffiti, il vissuto di quanti si trovavano sulla linea diretta di intervento o che stavano ad aspettare le notizie dall’ospedale, ascoltando ancora una volta i graffi del cuore che l’eccezionalità dell’evento pandemico aveva prodotto in tanti di noi.
Abbiamo anche perso per strada coloro che non credevano nel progetto considerandolo troppo distante dalla realtà di lavoro in cui erano immersi, come pure siamo andati avanti anche quando gli interlocutori si contavano sulle dita delle mani e la realtà di oggi ci ha dato ragione.
Ciò che non abbiamo saputo scalfire ancora con successo o in forma meno episodica è stato il silenzio delle istituzioni che magari ci hanno sostenuto offrendo gli spazi per le nostre attività o accreditando gli eventi che mettevamo in calendario, ma si sono rivelate resistenti ad accogliere il principio della L.219 secondo il quale il tempo per la relazione è tempo di cura. Ancora oggi, anzi oggi più di prima, ciò che conta è il conteggio performativo dell’erogato in base al numero delle persone assistite e tutto ciò nega alla cura la possibilità di accostare tecnica e prossimità, saper fare e saper sostare nelle situazioni scomode che la malattia porta.
Non ci siamo scoraggiati e abbiamo continuato fino ad oggi con postura umile ma ambizione di obiettivi, perché fortemente convinti che la realtà dei servizi per come oggi sono vissuti da curati e curanti, richiede un pensiero divergente, il coraggio di ribaltare i tempi delle prestazioni in tempo di attenzione scrupolosa all’altro, la volontà forte di stare dentro la relazione con tutta la tenerezza e delicatezza consolatoria che si addice a chi cura.
Siamo perciò pronti ad affrontare una nuova sfida che intraprenderemo con l’inaugurazione della Scuola Permanente sulla Fragilità come sintesi di tutto ciò che abbiamo ascoltato, delle biografie nelle quali ci siamo immersi, del racconto dei dolori che attraversano prima o poi la vita di tutti e del nutrimento che ogni persona è in grado di regalare quando ci rivolgiamo a lei con lo sguardo e i gesti che dimostrano che avere a cuore la sua fragilità e che ci consente di prendersi cura della propria.
Tutto ciò è frutto della passione di tanti amici, colleghi, soci che ci hanno accompagnato finora e speriamo possano continuare a farlo in questo nuovo viaggio.
Grazie di cuore a tutti e in particolare al nostro Presidente Gianluca Favero esempio di gentilezza, capacità di visione, perseveranza nel tempo e instancabile promotore di ciò che facciamo.

Marta Bernardeschi

Cripta dei tre scheletriDavid GansCimiteroStemma dei SchwarzenbergSarcofago Maria Teresa d'AustriaLe cure palliative in ToscanaGli stati vegetativiCimitero