TUTTI I BAMBINI TRANNE UNO

Autore: 
Philippe Forest
Anno: 
2005
Casa Editrice: 
Alet

Pauline muore a 4 anni per osteosarcoma con metastasi polmonari.
Papà Felix e Mamma Alice l’accompagnano sempre nell’ultimo anno di vita, tentando tutto ciò che la scienza medica propone perché la “bambina” viva ancora, cercando di ritardare il più possibile la morte, la dipartita.
“Non lasciarci, bimba bella, aspetta ancora un poco, hai tanta fretta? L’ultima partita prima di dormire, l’ultimissima, dai, per favore! Lo vedi, stasera sono io a chiedertelo. Non può essere già ora di andare a letto…”(pag. 311)
Ma la morte arriva comunque “Qualcuno era vivo. Poi non c’è più niente. La vita si è ritirata. Quello che resta sul letto non è più la bambina. L’agonia era ancora la vita, poi qualcosa è accaduto. La morte è la verità dell’istante…Il “prima” e il “dopo” si fronteggiano. Sono due blocchi di pura trasparenza immobile. Qualcuno era. Qualcuno non sarà più. Tutto sarà scomparso. Perché l’assenza futura e la presenza passata saranno due fantasmi ugualmente intangibili, irreali, una volta scomparso colui che era…” (pag. 337)
Pauline muore con il suo ciuccio tra le labbra perché "per dormire ha sempre avuto bisogno di quel talismano di plastica”. (pag. 338)

Il libro è permeato dal “dolore…impensabile, non condivisibile” di Papà e Mamma per la fine della vita della “bambina”. Non cede cal paternalismo, alla sofferenza lancinante; si alternano la cruda realtà dell’ambiente sanitario al sole del mese di aprile su Parigi, alla neve che cade, allo svolgersi in parallelo del racconto di Peter Pan.
Il dolore scaturisce dalle parole tagliate con l’accetta, nude nella loro scarnificazione come è la vicenda del corpo, della carne della bambina.
Il dolore scaturisce con il paragone sapiente, da professore letterato della Sorbona, con la morte, e la follia scrittoria, della figlia di V.Hugo e del figlio di S. Mallarmè. Un addomesticamento alla morte della propria bambina per il professore della Sorbona.

Da leggere, perché nonostante la drammaticità dell’evento e del testo, non una lacrima riga il volto del lettore, ma gli parole penetrano dentro e lì rimangono, insieme alla poesia del bianco della neve e del colore dei bambini che muoiono.

Autore recensione: 
Luciana Coèn
Voto: 
6
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