Il Consiglio comunale di Torino, con ventuno ‘sì’, quattro ‘no’, e undici astenuti, si prepara a dar vita al testamento biologico.
Si tratta di una delibera di iniziativa popolare, ottenuta grazie alle duemilaottocento firme raccolte, che istituisce il registro su cui verranno segnalate le proprie volontà circa il trattamento sanitario di fine vita.
L’iniziativa è stata promossa dall’associazione radicale Adelaide Aglietta, la prima donna segretario del partito Radicale, che ha lottato per l’introduzione della legge sul divorzio e a seguire ha portato avanti la battaglia per la legalizzazione dell’aborto. Sul portale del Comune verrà creato un sito web sul quale ogni cittadino interessato ai trattamenti sanitari di fine vita indicherà il luogo e la persona (il notaio o anche un parente) che custodirà il testamento biologico.
Toccherà ora alla giunta dare attuazione al provvedimento che ha scatenato non poche polemiche. Malumori soprattutto fra i cattolici, primi tra tutti Calgaro e Olmeo dell’Api. Per il primo cittadino Sergio Chiamparino si tratta di un segnale al Parlamento e al governo.
“E’ un primo passo verso un riconoscimento della centralità della persona” – ha spiegato il sindaco – “all’interno del contesto di relazioni in cui vive. L’unica preoccupazione che ho è il sovraccarico burocratico che può derivare al Comune, che assume nuove funzioni senza avere ulteriori risorse”.
Per la Lega, invece, è una delibera inutile. L’assessore all’anagrafe Giovanni Ferraris ha parlato di “una provocazione politica, senza alcun risvolto pratico”.
Torino non è stato il primo comune ad intervenire sulla questione. Già le città di Pisa, Firenze, Vicenza, Genova e il X Municipio di Roma hanno approvato in precedenza l’istituzione del Registro.
Clicca qui per leggere l'articolo del 16 novembre 2010 de La Repubblica in merito all'argomento.