Alimentazione e idratazione "devono essere mantenute fino al termine della vita ad eccezione dei casi in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche esenziali del corpo". Ieri la Commissione Affari sociali della Camera ha approvato a maggioranza, (23 si, compreso il voto di Paola Binetti, contro i 13 no dell'opposizione) l'emendamento del relatore Domenico Di Virgilio che modifica il comma 5 dell'articolo 3 della legge sul biotestamento.
"Il mio emendamento - ha spiegato il relatore Di Virgilio all'ASCA - è la conseguenza di un altro fatto che è stato sottovalutato dalle opposizioni. Mentre la legge Calabrò riguardava solo i casi in stato vegetativo, qui intendiamo ampliare la platea per cui le dat (dichiarazioni anticipate di trattamento) sono valide per tutti coloro che si troveranno incapaci di intendere e di volere. Per lo stato vegetativo non avrei presentato nessun emendamento perchè nutrizione e alimentazione non sono trattamenti medici e non vanno sospesi, ma diverso è il caso di pazienti in coma traumatico, ischemico che hanno fatto le dat per i quali il medico valuterà se ci sono le condizioni di continuare idratazione e alimentazione. Si tratta dunque - ha concluso - di un punto di partenza diverso, cosa che non tutti hanno compreso".
"Avevamo presentato un emendamento- spiega Livia Turco (Pd) - che era migliorativo del testo, ma è stato respinto, anche se con un dibattito interessante nella maggioranza. Per questo considero la partita non chiusa, ci rivedremo in aula".
L'emendamento Pd prevedeva che nella fase finale della vita idratazione e alimentazione potessero essere sospese se non più utili al paziente in base ad una decisione congiunta del medico curante e dei familiari del paziente. "Una misura molto chiara", commenta Turco. Mentre invece non lo sarebbe abbastanza, secondo l'opposizione, l'emendamento del relatore al comma 5 dell'articolo 3 del ddl Calabrò, perchè non specifica, nero su bianco, chi deve decidere se interrompere idratazione e alimentazione quando diventano dannose. Un punto su cui anche alcuni esponenti della maggioranza hanno mostrato perplessità in commissione. Ma il relatore ribatte: "Mi pare evidente che possa farlo solo il medico curante, mi sembra pleonastico esplicitarlo, ma non ho preclusione a farlo in aula".
L'emendamento, comunque, rappresenta "una apertura" secondo Di Virgilio anche perchè tra la legge del Senato e quella in discussione alla Camera "c'è una differenza sostanziale - continua - qui stiamo parlando di una legge che riguarda una platea più larga. Prima il testo si limitava agli stati vegetativi, con un emendamento che voteremo presto riguarderà tutti coloro che non sono in condizione di intendere e volere. Le condizioni cliniche sono diversificate".
L'emendamento di Virgilio votato ieri recita così: "Anche nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 13 dicembre 2006, alimentazione e idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, devono essere mantenute fino al termine della vita, ad eccezione del caso in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento".
Fonte: Aduc Salute