Suicidio e testamento biologico

Nei giorni scorsi è rimbalzata sui giornali la storia di Kerrie Wooltorton, giovane 26enne inglese che nel 2007 aveva ingerito del veleno per uccidersi ed è stata lasciata morire dai medici perché aveva firmato un testamento biologico nel quale affermava la sua volontà di uccidersi e chiedeva di non essere salvata. Ora i genitori hanno deciso di denunciare quegli stessi medici.

Secondo quanto rivela il Daily Telegraph, i medici, pur volendo salvarla, temevano di essere incriminati per violenza se l'avessero curata, in quanto la donna sapeva cosa stava facendo ed aveva le capacità mentali di rifiutare le cure. Si tratta, spiega il giornale, della prima volta che una persona ha utilizzato un testamento biologico per suicidarsi. Il caso, risalente a due anni fa ma oggetto ora di un udienza, promette di riaccendere il dibattito sul «diritto alla morte» a pochi giorni dalla pubblicazione delle nuove linee guida sul suicidio assistito.

Il testamento biologico, introdotto in Gran Bretagna nel 2005, consente ai pazienti di specificare a quali tipi di cure mediche non vogliono essere sottoposti se diventassero gravemente malati e non fossero perciò in grado di esprimere le proprie intenzioni.
Secondo alcuni medici tuttavia, la depressione di cui soffriva la Wooltorton getta seri dubbi sulle sue capacità mentali e sulla validità del suo testamento biologico.

I familiari della donna, suicidatasi nel settembre del 2007, hanno da allora criticato in medici sostenendo che avrebbero dovuto salvarla comunque. La donna, che era depressa perché non riusciva ad avere figli, aveva tentato di avvelenarsi nove volte, ma era sempre stata soccorsa dai medici ed aveva quindi deciso di stipulare il testamento biologico.

Fonte: Il sole 24 ORE

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