In questo libro viene affrontato il vero spavento, quello reale e concreto di chi scopre all’improvviso che qualcosa non va e inizia irrimediabilmente a pensare alla morte e quello che ne consegue.
Nelle pagine scritte da Domenico Starnone si intrecciano, quasi per gioco, la vita di due personaggi, quella dello scrittore e quella del suo personaggio, opera di fantasia.
Entrambe queste figure riescono in uno strano modo ad influenzarsi e modificarsi a vicenda.
Lo scrittore che inventa la storia di Pietro Tosca, sceneggiatore sessantanovenne che sta iniziando a sentire il declino del suo corpo e inizia a vedere il mondo con occhi diversi, si ritrova inaspettatamente ammalato e viene ricoverato in ospedale, dove, sdraiato nel suo letto, non può fare a meno di scrivere e sanguinare come fa il suo stesso personaggio. I suoi pensieri diventano istintivamente quelli del vecchio Tosca, che arranca e cerca di fuggire in ogni modo al suo stato, ignorando ogni cosa e scappando dalla sua vita e dalla sua stessa famiglia, arrivando a rifugiarsi in un’umanità meschina e senza scrupoli.
All’improvviso, però, l’attenzione dello scrittore, bloccato in ospedale, viene attratta dal suo compagno di stanza, un vecchio ingegnere silenzioso, che man mano acquista sempre più spazio nel mondo dello scrittore il quale, a poco a poco, riconquista la realtà e inizia a prendere sempre più coscienza del mondo reale e di quello che sta accadendo a lui e non al suo personaggio in fuga.
Inizia così ad affrontare il suo “spavento”, illuminato dalle poche sgangherate parole e dai gesti inusuali ed inaspettati di chi, per un breve periodo, ha condiviso una stanza di ospedale con lui.