"Sono dell'avviso che uno Stato autenticamente liberale abbia un unico obbligo: legiferare nell'assoluto rispetto delle libertà individuali e della dignità della persona". Queste le parole del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, che è intervenuto alla presentazione del libro di Antonio Del Pennino e Daniele Merlo "Di che vita morire" alla Sala del mappamondo.
"La condizione del malato morente costringe tutti, la società civile, le istituzioni, il mondo scientifico e religioso a indagare nel modo più profondo una condizione che assume implicazioni filosofiche e culturali: indagare e decidere sulla vita che non è più vita e sulla morte che non è ancora sopraggiunta".
Fini sostiene poi che "quanto più la politica sarà a misura d'uomo, tanto più essa risulterà autorevole. Comprendo bene l'esigenza di dare speranza a tanti malati e favorire il progresso della medicina; tuttavia questa necessità non può prevalere su quella, altrettanto sacrosanta, di permettere alla società di mantenere i suoi caratteri di umanità, salvaguardandola da manipolazioni e abusi che confliggono con i valori fondamentali della nostra civiltà, il rispetto della dignità della persona umana".
Il presidente della Camera cita il cardinale Martini sulla difficoltà a fare una legge sul fine vita anche perchè è "impossibile giudicare" la persona.
Per questo, conclude, "sono del parere che il disegno di legge sul testamento biologico debba evitare l'intromissione del pubblico giudizio nelle vite morenti. Se accadrà si scriverà una pagina di grande civiltà giuridica".