Dopo la morte del padre, affetto da tumore, l’autore decide di intraprendere un progetto di ricerca sul morire di cancro in Italia.
È così che, da sociologo, indossa il camice per mimetizzarsi fra gli operatori sanitari dell’unità operativa di oncologia dell’ospedale San Michele. Inizia un lungo ed approfondito lavoro di osservazione della malattia, delle relazioni e della comunicazione anche grazie all’uso di questionari ed interviste rivolte ai medici, agli infermieri, ma anche ai pazienti ed ai loro familiari.
Questo lavoro consente all’autore di rilevare pregi e difetti del sistema e di ipotizzare possibili rimedi.
Uno degli scopi principali di Marzano è quello di dimostrare come “mentire” al paziente, pensando di farlo “per il suo bene” e non metterlo a conoscenza della realtà della sua condizione sia, non solo scorretto ed ingiusto, ma addirittura lesivo della sua autonomia, del suo diritto all’autodeterminazione e del rapporto di fiducia con il personale medico-sanitario che lo assiste.
Solo la consapevolezza piena consente ai malati in fase terminale di confrontarsi con l’idea della morte, di mantenere rapporti onesti con i familiari, di assegnare un significato diverso alle terapie; ma,soprattutto, permette loro di riflettere sull’esistenza e riuscire a dare un senso alla propria vita.