"Scelta di progresso civile" "No, è una scelta di morte"

Anche se a Livorno nel primo giorno di apertura del registro "di deposito" del testamento biologico non si è presentato nessuno lo scontro all'interno delle istituzioni non si placa.

Questo è quello che si apprende dalle pagine de La Nazione di oggi.

Livorno, 3 gennaio 2010 - Da oggi è in funzione in Comune il registro «di deposito» dei testamenti biologici. Come già è stato abbondamente spiegato, il Comune si limita a raccogliere in un elenco i nominativi di quanti vorranno depositare il testamento biologico da un notaio.

Chiamiamola «garanzia istituzionale»: il valore è puramente simbolico perchè il Comune non può assumere nessun provvedimento. Una via di mezzo fra chi chiedeva l’istituzione di un registro comunale dove poter lasciare le proprie volontà e fra chi non ne voleva neanche sentir parlare. Comunque, c’è chi è soddisfatto come ad esempio Dinora Mambrini, giovane consigliera del Pd: «Come prima firmataria della mozione sull’istituzione del registro di deposito dei testamenti biologici, sono ben lieta di festeggiare il nuovo anno con un passo avanti sulla strada del progresso civile della nostra città: in palio non c’è solo la questione del “fine vita”, ma anche la concezione che abbiamo delle istituzioni e della politica, nonché la credibilità e il riconoscimento delle stesse verso tutti i cittadini. E se è una risposta parziale (ottimale sarebbe una regolamentazione uniforme nel Paese), non è però una risposta inutile. Per informarsi e reperire i moduli necessari, è utile visitare il sito del Comune. In pratica, chi vuole redigere un testamento di volontà anticipate può lasciarlo a una qualsiasi persona di propria fiducia, anche semplicemente un amico o parente, e “ufficializzare” grazie al registro comunale. Il regolamento livornese non è affatto un unicum: senza allontanarci dalla nostra Regione, è analogo a quello di Firenze».

Ma per Massimo Ciacchini e Bruno Tamburini del Pdl «il messaggio è chiaro: chi vuole l’eutanasia ha il rispetto e l’incoraggiamento delle istituzioni locali cittadine, e constatiamo che la giunta di sinistra ha nuovamente proceduto senza tenere in alcun conto le osservazioni formulate dal centrodestra in particolare, che gode della maggioranza nel Paese. Questa operazione rappresenta inoltre una fuga in avanti in mancanza di una legislazione nazionale di riferimento; e per bocca dello stesso assessore al sociale è solo un segnale politico. La maggioranza, senza alcuna ricerca di convergenze con chi la pensa diversamente a Livorno, senza alcun approfondimento di natura antropologica, filosofica, medica e scientifica, una maggioranza che grazie a Dio non prevale in Italia e nel Parlamento nazionale, manda questo segnale ai cittadini livornesi, un messaggio di morte che non condividiamo. Auspichiamo che si apra un dibattito cittadino affinché su temi così profondi non sia un gruppetto di facinorosi, anche sedicenti cristiani, che in nome della libertà alimenti e faciliti la cultura di morte».

E il consigliere Carlo Ghiozzi, della Lega Nord. parla di «provocazione politica» e di «presa in giro per i cittadini perchè si tratta di “regolamenti” di una legge, quella sul biotestamento, che non c’è. Dunque è evidente che non essendoci una legge in materia, il medico non può ottemperare ad alcuna richiesta di tipo eutanasico indicata nei registri. Il medico, cioé, non può che riferirsi alle normative esistenti, che vietano ogni attività eutanasica. Questa sinistra, con la decisione di approvare un «registro comunale di testamento biologico», ha il dovere di spiegare ai cittadini innanzitutto che tale registro non ha alcuna validità giuridica, che ci sono grossi problemi di realizzazione a livello comunale e soprattutto ha il dovere di spiegare quanto costerà.

In mancanza di una normativa nazionale che regoli la materia, nessun medico è tenuto a rispettare le dichiarazioni di un cittadino italiano sull’accettazione o meno di future terapie, anche se messe per iscritto e firmate davanti a un pubblico ufficiale, sia esso un notaio o un dipendente comunale. In altri termini, se non lo prevede una legge nazionale, il testamento biologico non esiste. A ciò poi dobbiamo aggiungere che, non esistendo una legge a riguardo, non è possibile nominare un “fiduciario”: è una figura che non esiste e inserirla anche per delibera in una eventuale apposita modulistica predisposta dall’amministrazione non ha alcun significato».

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