"Riparte la pandemia, ripartono le chiusure ai familiari: un misto di disonestà intellettuale, ipocrisia e miopia etica e deontologica
Negli ultimi giorni, nonostante sia in pensione, ho ricevuto alcune telefonate di amici e conoscenti che mi chiedevano se potevo informarmi della situazione di loro familiari ricoverati in Ospedale in reparti non-covid “…..perché per via del Covid non si può più entrare…”
Effettivamente dal 28 Dicembre 2021 è di nuovo operativa la disposizione, già sperimentata in Marzo e Ottobre 2020, che afferma: “…è vietato l’accesso di visitatori e parenti/caregiver, fatto salvo situazioni di particolare fragilità e vulnerabilità autorizzate, in forma scritta, dal Direttore della struttura (leggi: primario) che è da ritenersi implicitamente autorizzato dalla Direzione Sanitaria…” Il divieto di accesso è motivato dal pericolo che l’accesso dei familiari sia causa di contagio per malati e sanitari.
Riparte quindi il “calvario di malati e familiari “titolava “La Repubblica” l’11 Gennaio.
Ma davvero non abbiamo imparato nulla dall’esperienza di 2 anni di pandemia?
E’ intellettualmente disonesto vietare l’accesso ai familiari, perché l’esperienza di quei pochi reparti non-Covid che non hanno mai vietato l’accesso ai familiari in questi 2 anni (e tra questi la Rianimazione non- Covid che ho avuto l’onore di dirigere fino al 30 Dicembre scorso, nella quale i familiari sono sempre entrati, con buon senso e prudenza, per 12 ore al giorno, e continuano ad entrare tuttora) non hanno registrato contagi causati dai familiari, né tra gli operatori né tra i malati; non così si può dire dei reparti che hanno rigorosamente vietato l’accesso, all’interno di alcuni dei quali si sono comunque registrati contagi tra gli operatori e, sia pur raramente, tra i malati, evidentemente non causati dai familiari assenti.
E’ ipocrita vietare l’accesso ai familiari, perché quegli stessi dirigenti sanitari che vietano l’accesso, se si trovano nella condizione di “familiare” sicuramente trovano il modo di andare a fare visita al proprio congiunto o amico ricoverato
E’ eticamente e deontologicamente miope non prendere atto che la stragrande maggioranza, se non la quasi totalità, delle persona malate che sono ricoverate in Ospedale sono “particolarmente fragili e vulnerabili” e quindi sono in una condizione per la quale i Direttori delle strutture dovrebbero automaticamente autorizzare l’accesso al familiare.
Tenere fuori i familiari è molto semplice, apparentemente utile: farli entrare è più difficile: comporta problemi organizzativi di non semplice soluzione e assunzione di responsabilità: meglio quindi seguire la via larga del divieto piuttosto che la via stretta dell’accesso con buon senso e prudenza. Ma nella via larga non c’è deontologia, non c’è etica, non c’è né accoglienza né presa in cura."
*Si ringrazia il dott. Paolo Malacarne, ex-responsabile (da poco in pensione) della Terapia Intensiva di Cisanello per aver permesso la pubblicazione di questo post pubblicato su Facebook in data 12/01/2022