A seguito della discussione alla Camera e alla successiva votazione di aprile sul ddl Calabrò il GR.E.CA.LE. (Gruppo Etico Careggi per la Leniterapia) ha ritenuto opportuno fermarsi a riflettere e esprimere la propria opinione in merito al testamento biologico.
Di seguito il testo stilato dal GR.E.CA.LE.
Facciamo notare che un sondaggio Demos per il quotidiano “La repubblica” del novembre 2008, alla domanda:
Lei è favorevole o contrario alla possibilità di lasciare un testamento, il cosiddetto testamento biologico, in cui dare indicazioni ai medici e ai familiari di cosa fare in caso di coma irreversibile?
le risposte furono:
Favorevole 79,4%
Contrario 13,3%
Non sa/non risponde 7,3%
La proposta del Decreto Calabrò (Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento sul Testamento biologico), ed approvata dal Senato, il 26 marzo 2009, sta per approdare in questi giorni alla Camera per l’approvazione definitiva.
All’indomani di quel primo passaggio della proposta di legge, il Presidente della Camera Fini ebbe a dire: “Quando si impone per legge un concetto siamo più vicini ad uno Stato etico che laico. Ne discuteremo”.
Queste parole lasciavano supporre che all’interno del centro destra vi fossero pareri completamente diversi. Dopo due anni, si torna a discutere di questa legge, nel frattempo sono stati apportati alcuni emendamenti dalla Commissioni Affari Sociali e del Bilancio. Tali modifiche riguardano l’alimentazione artificiale, che potrà essere sospesa solo quando diventa inefficace o dannosa. Inoltre la legge interesserà non solo i pazienti in stato vegetativo ma viene estesa a tutti coloro che si trovano nell’incapacità di comprendere; infine le volontà espresse dal paziente nelle dichiarazioni restano non vincolanti per il medico curante, anche se in caso di contenzioso fra medico e fiduciario verrà nominato un collegio medico che si limiterà a dare solo un parere.
Quindi tale legge è rimasta sostanzialmente invariata: per questo riteniamo che sia una legge peggiorativa rispetto all’attuale legislazione dettata dalla nostra Costituzione. Se la legge passasse così come è concepita, il caso Englaro non avrebbe avuto la soluzione che conosciamo avendo seguito la strada della legislazione italiana e del diritto costituzionale.
Tale legge toglie alle persone la possibilità di scegliere a quali cure sottoporsi o non sottoporsi nel caso in cui non vi sia più ragionevole speranza di recupero della coscienza. Il divieto di rinunciare alla nutrizione artificiale, che le società scientifiche di tutto il mondo considerano trattamenti sanitari e ai quali devono essere applicate le stesse regole generali cioè quelle della Costituzione (art. 32: “Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario contro la sua volontà”), tanto più valide per le persone che si trovano in condizioni di fragilità, come coloro che hanno perso la capacità di comprendere, ma che hanno precedentemente espresso chiaramente la loro volontà prima di trovarsi in questa loro condizione. Va inoltre sottolineato il fatto che anche nel caso in cui l’alimentazione forzata non fosse considerata un trattamento sanitario, non può essere certamente imposta con la forza. Il testo è quindi “anticostituzionale” perché toglie la libertà all’autodeterminazione. Ed è perciò destinato a subire numerose sentenze di bocciatura da parte della Corte Costituzionale. Anche il Codice di Deontologia Medica si esprime in questo senso: l’art. 38 recita: “Il medico, se il paziente non è in grado di esprimere la propria volontà, deve tener conto delle scelte precedentemente espresse dal paziente”.
Inoltre la legge Calabrò è ideologica perché afferma che la vita è indisponibile, e ciò è un falso giuridico, come dimostrano un’infinità di casi: da quello dei Testimoni di Geova a chi rifiuta le cure e si lascia morire (es. coloro che cessano la dialisi e sanno di andare incontro alla morte, ecc.).
Tale disegno di legge non è “per” ma “contro” il testamento biologico, contro la libera scelta sulla sospensione della nutrizione artificiale, contro la vincolabilità delle dichiarazioni anticipate di trattamento, contro il diritto fondamentale di proseguire oppure sospendere alcune terapie, nel rispetto delle proprie convinzioni, della propria cultura e - per chi ce l’ha – della propria fede.
A tal proposito il Prof. Veronesi, ha recentemente dichiarato: “tale testo non solo è anticostituzionale, ma è antistorico, a questo punto la cosa migliore sarebbe non avere una legge sul testamento biologico: non siamo pronti”.
Per una legge più giusta, per tutelare e difendere i principi costituzionali, si sono riuniti recentemente in un unico organismo nazionale - CLN: Coordinamento Laico Nazionale - oltre trenta associazioni laiche operanti in Italia (per informazioni: E-Mail: coordinamento.laico.nazionale@gmail.com).
Lo scopo di queste associazioni è quello di tutelare la laicità dello Stato, per dirla con Gustavo Zagrebelsky: “la laicità significa spazio pubblico a disposizione di tutti per esercitare, in condizioni di libertà ed uguaglianza, i diritti di libertà morale (di coscienza, di pensiero, di religione e di culto, ecc.) e per costruire a partire da questi la propria esistenza: uno spazio voluto dagli uomini indipendentemente da Dio; una “città di uomini” in cui ci sia spazio per tutti, credenti e non credenti”.
Laicità allora vuol dire che le verità di fede devono arrestarsi sulla soglia dei luoghi istituzionali dove si formano le decisioni collettive, destinate a valere obbligatoriamente per tutti.
Firenze 7 marzo 2011