In merito al corso di alta formazione di "etica e bioetica nelle professioni della salute" tenutosi ad Empoli fra marzo e giugno 2010, pubblichiamo le riflessioni di una delle partecipanti, Alessandra Trinci.
Il tratto distintivo di questo corso è stata indubbiamente la condivisione; una condivisione di intenti, di aspettative, di esperienze. L'acquisizione della consapevolezza che molti “bacini d'utenza” necessitino di un'esplorazione profonda di tematiche tutt'altro che accademiche.
Filosofia, infermieristica, medicina, antropologia, sociologia, psicologia si sono proposte di porre sè stesse, le proprie problematiche ed istanze nell'ambito dell'etica pratica.
La confluenza di saperi ha permesso a ciascuno di essi di arricchirsi di elementi comparativi nuovi, di restituire una dimensione umana e meno formale alle decisioni, di conferire dignità e valore ad ogni scelta cruciale per la propria vita e il proprio fine vita.
L'estrema accessibilità e disponibilità dei docenti ha permesso un dialogo spontaneo e raramente conflittuale: nella gestione della tematica bioetica è difficile porre una posizione al di sopra di un'altra, oppure tracciare un livello che permetta di uniformare la qualità delle decisioni.
Una caratteristica interessante della struttura del corso è stata la volontà di analizzare l'etica pratica e la bioetica dai due versanti contrapposti: da un lato gli operatori della salute che sono chiamati a reinventare il proprio ruolo, la dialettica e l'approccio a queste tematiche, dall'altro gli assistiti. In ogni caso si è teso a considerare entrambi i gruppi come persone, universi, mondi complessi e talvolta impalpabili, incomprensibili ma in ogni caso degni di ascolto e considerazione.
Restituire un senso alle ritualità, al rispetto della volontà, all'ascolto questo ci hanno donato queste indimenticabili giornate di formazione che mi hanno migliorata come infermiera e soprattutto come persona.