L'associazione "Democrazia esigente" di Milano ha pubblicato su l'Unità di martedì 5 luglio 2011 il seguente appello sul testamento biologico.
Uniamo la nostra voce agli appelli che in questi mesi hanno invocato "meglio nessuna legge che questa pessima legge". Continuiamo a informare, dialogare, mobilitare. La Camera, a maggioranza, ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità e la richiesta di sospensione su un testo che nega i principi di base di una Dichiarazione anticipata di fine vita. Ora siamo al momento decisivo. Mai un governo si era spinto a fare un uso così cinico di una materia tanto delicata che richiede autonomia e senso del limite della politica. Una legge davvero saggia e mite deve tutelare due diritti: quello alla salute anche come bene comune e quello all'autodeterminazione di ogni individuo in relazione alle cure e terapie alle quali accedere.
Questa tutela si fonda su alcune premesse irrinunciabili:
- Il rispetto del consenso informato del paziente.
- Il riconoscimento della volontà, scritta e ripetuta nel tempo, di non essere sottoposto a forme di accanimento o a tecniche lesive della propria dignità nel caso di uno stato vegetativo permanente e della incapacità irreversibile di intendere e di volere.
- La coerenza della norma con i principi sanciti nella Costituzione agli articoli 2, 3, 13 e 32 oltre che con l'articolo 9 della Convenzione di Oviedo sui diritti del cittadino malato.
La nostra Carta difende sia chi voglia essere accompagnato con qualunque tecnica fino all'ultimo momento, sia chi maturi la convinzione di voler interrompere ogni terapia ritenuta inutile. La legge in discussione alla Camera nega in radice tali premesse. Sottrae alla persona la responsabilità di giudicare cosa sia compatibile con la propria dignità. Offende il codice deontologico medico. Impone sempre e comunque idratazione e nutrizione artificiali. Sequestra la libertà e la maturità del singolo. Sono norme violente e sconosciute al resto d'Europa, indipendentemente dal colore politico dei governi. Siamo convinti che nessuno, soprattutto se fragile o in una condizione di solitudine, debba essere abbandonato a se stesso nel momento della sofferenza, della cura e della morte. Crediamo nell'alleanza terapeutica tra medici, famiglie e affetti. Ma in quel momento indicibile di confine, l'ultima parola deve essere la "mia" o quella del mio fiduciario. C'è una differenza tra l'espressione "lasciami morire", in quella che considero la mia dignità, la mia convinzione o la mia fede e il messaggio "fammi morire" che può aprire la via a forme inaccettabili di eutanasia. Su queste basi difenderemo le nostre ragioni nella società e nelle istituzioni in nome del valore della Persona e di una comunità solidale.
E' possibile aderire all'appello scrivendo al seguente indirizzo mail: info.democraziaesigente@gmail.com