Il filosofo propone una lettura non convenzionale sul tema della morte, sulla quale - dice - "c'è solo da sapere che non c'è niente da sapere ".
Una prospettiva alleggerita dai suoi dogmatismi rispetto ai quali propone l'esercizio del dubbio. La vita ha forma ed è, solo in quanto stagliata entro un orlo che la determina, che la de - finisce. La vita può e deve essere vista solo sullo sfondo di un inquietante contraccolpo, tale per cui la morte è ciò che sempre la vita porta dentro di sé pur tenendola ai margini. E qui sta il senso vero della nostra irrimediabile finitezza.
Si apre in questa prospettiva l'accesso alla salvaguardia delle cose e degli esseri: solo, infatti, alla luce della loro assoluta precarietà, ci si accorge di quanto essi siano infinitamente preziosi.
Il tema della morte è affrontato attraverso vari colloqui: con D. Dinè, con G. v. Hout, con P. Dupont, e J -C. Mazzoni che permettono al lettore di indagare sui risvolti complessi e problematici del pensare la morte, attraverso differenti "prospettive" lasciando aperta la porta sul mistero dell'essere stato.