Un indagine sul fine vita presentata da Carlo Vergani, direttore della Scuola di Specializzazione in Geriatria dell'Università di Milano, durante il suo intervento alla tavola rotonda su "Cure palliative e scelte di fine vita", svoltasi il 25 febbraio a Milano, ha messo in evidenza come nel capoluogo lombardo una persona anziana su 3 è completamente sola e il 4% di queste rischia di essere trovato morto entro un anno nella sua abitazione, senza alcuna assistenza.
Infatti durante l'evento coordinato da Bruno Andreoni (IEO), col supporto della Fondazione Luvi e promosso nella giornata di presentazione del master universitario "Cure palliative al termine della vita", da cui la tavola rotonda aveva preso il nome, Carlo Vergani ha esposto i risultati della sua indagine.
Secondo il suo punto di vista si può morire per solitudine, per abbandono, difatti il 13% degli uomini e il 17% delle donne con più di 65 anni muoiono "perchè si lasciano andare" e non per una malattia specifica. Mentre in altre occasioni gli stessi anziani affermano di chiede di morire perchè la vita, la malattia non sono più sopportabili.
"Il 70% degli anziani - dice il geriatra - non ha paura di morire, ha paura di diventare non autosufficiente. Solo il 30% teme la morte. E in Olanda nel 2005 ci sono stati 2400 casi di eutanasia, l'1,7% dei decessi (che se rapportato alla popolazione italiana sarebbe pari a circa 10.000). Ma sui circa 8000 richiedenti, un 17-20% poi cambia idea".
Se per il neurologo Furio Zucco (Ospedale di Garbagnate) l' assistenza di fine vita è migliorata, in quanto dal 2000 a oggi si è passati da 3-4 hospice sul territorio azionale a 164, ma per Mina Welby, che ha partecipato anche lei all'evento per la Fondazione Coscioni, insieme a Don Virginio Colmegna, si fa ancora troppo poco, perchè al sud sono presenti solo venti hospice e le cure palliative non sono distribuite nella maniera adeguata, ma sono fornite con il contagocce, lasciando, in questo modo, la maggior parte del carico tutto sulle spalle delle famiglie. Mina Welby, però, durante il suo intervento non pò fare a meno di portare due esempi, uno in cui gioisce per una persona malata di sla a Guidonia, (Roma) il cui Comune concederà un budget per pagare l'assistenza, e l'altro per un altro malato di sla che da tempo chiede di poter morire senza ottenere ascolto.
Dall'altro lato, Don Colmegna, tuttavia, mette in guardia dalla "mentalità che sta vincendo: quella del contenimento, del luogo da dimenticare e abbandonare". E racconta come un bambino romeno, che è a Milano non può curarsi perchè la famiglia, senza lavoro, non ha la tessera sanitaria.
Parlando di hospice, comunque, Bruno Andreoni ha annunciato che a settembre proprio davanti allo IEO ne verrà inaugurato uno nuovo di zecca, realizzato in una vecchia cascina del Policlinico di Milano: 12 posti letto più 6 di day hospital.
In questo modo il divario fra le diverse parti d'Italia si fa sempre più grande e le amministrazioni dovrebbero quindi impegnarsi affinchè vi sia un pari diritto di cura su tutto il territorio nazionale.