Nonostante le offese di uomini minimi

Segnaliamo e riportiamo un bellissimo e commovente articolo uscito ieri nella rubrica "Invece Concita, il luogo delle vostre storie" ospitata sulle pagine di Repubblica.it.

Grazie a Francesco Branchetti, che scrive da Pistoia

"Sono infermiere da 35 anni, ho lavorato a lungo in quella terra di mezzo che è la rianimazione. All’Ospedale del Ceppo, a Pistoia. Sono grato al mio lavoro, che costa molto ma che restituisce di più, per aver qualificato in positivo la mia vita. Mi ha obbligato (e mi obbliga ancora) a rivedermi continuamente, a cercare prospettive diverse, a reinterpretare quello che succede. Questa piccola storia è quella di una bimba di 5 anni che decidemmo, dopo lunghe riflessioni e preparazioni, di far entrare a trovare la mamma ricoverata in coma irreversibile. Una di quelle storie che ti segna e che ti accompagna per sempre insieme a molte altre e che ho provato a scrivere per la giornata internazionale dell’infermiere".

"Si decise che il tempo era arrivato. I dovuti riti furono soddisfatti. Si lavò ogni angolo della cute con movimenti lenti e circolari come carezze, uno shampoo a quattro mani massaggiò il capo, si adagiarono lombi e terga su otto cuscini perché il letto fosse più lieve, si mise un lenzuolo nel modo in cui si stende la tovaglia buona nei giorni di festa e le braccia interruppero il candido del cotone e furono distese lungo il corpo. Compassione (o imbarazzo o paura) coprì il tubo che offendeva la gola. Luci e suoni non umani furono resi inoffensivi".

"Babbo, uomo piccolo ma dal cuore strabordante, entrò e per mano aveva Bimba, splendente nel vestitino e nei riccioli sulle spalle. Si avvicinarono a Mamma e Babbo lasciò lo spazio che era necessario perché Bimba facesse quel che bisognava fare. Quando Bimba appoggiò la guancia sulla mano di Mamma il miracolo si ripetè, immutabile, ma nuovo come sempre: l’aria fu rarefatta e ne prese il posto una vertigine di amore-dolore che chiese di essere inspirata profondamente di modo che occhi senza lacrime piansero, singulti senza voce si produssero e braccia immobili circondarono Babbo e Bimba".

"Bimba iniziò a parlare il linguaggio che solo Mamma poteva intendere e si videro le parole rotolare sul braccio alla ricerca della via misteriosa per arrivare dove dovevano. Quando infine si annidarono in quello spazio dell’anima che loro due avevano in comune, Bimba schiena dritta si alzò, prese Babbo per mano e nell’altra l’essenza di Mamma (si dice che molti anni dopo fosse ancora lì come una croce come un vanto) e uscirono verso la vita dei più".

"Quando il rumore della porta disse che tutto era finito (niente era finito) l’aria si ricompose, la vertigine con grande risentimento scomparve, le anime strappate qua e là si ricucirono con un filo che rendeva evidente la trama e le solite domande rimasero appese in attesa di risposte ancora da inventare. E l’arroganza del capire fu emarginata e trasformata in sentire".

"Sentire che non c’è strada se non la Bellezza. La bellezza della decisione presa. La bellezza del rito. La bellezza del gesto. La bellezza dello sguardo. La bellezza delle parole scelte. La bellezza dell’Infermieristica, insomma. E, come ben si sa, la bellezza, un giorno, salverà il mondo nonostante le offese degli uomini minimi. E oggi, oggi lenirà ogni dolore”.

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