Le due figlie della famosa scrittrice di bestseller Jane Aiken Hodge non saranno perseguite penalmente per assistenza al suicidio nei confonti della loro stessa madre che ormai 91enne e malata si procurava la morte.
Tutto questo è avvenuto in Gran Bretagna, dove il legale della Procura, Michael Jennings, ha dichiarato la sua convinzione che il gesto messo in atto da Jane Aiken Hodge sia stato indipendente e non assistito.
La famosa scrittrice, affetta da anni da pressione alta e leucemia, aveva infatti redatto un testamento biologico con istruzioni ben precise, nelle quali chiedeva di non essere sottoposta a manovre di rianimazione nel caso si fosse trovata in fin di vita, per tale ragione aveva scritto anche al suo medico curante, spiegandogli di non voler essere rianimata nel caso in cui avesse ingerito una massiccia dose di sonniferi.
Lo scorso giugno quindi la donna si è tolta la vita e la polizia ha dichiarato che al momento del loro intervento furono trovate quattro persone, tra cui due figlie, che erano rimaste a farle compagnia fino alla fine.
"Il 13 o 14 giugno 2009, la signora Hodge ha ingerito una grande quantità di farmaci ed ha perso conoscenza. Durante questo periodo, quattro persone sono rimaste accanto alla donna", ha dichiarato il legale della Procura. "Hodge ha agito da sola. Non c'è alcuna prova che sia stata aiutata o spinta da terzi a somministrarsi la sostanza. Ho deciso che ci sono prove insufficienti per procedere con l'accusa di assistenza al suicidio. In assenza di prove sufficienti, non c'è alcun interesse pubblico ad aprire un procedimento penale, così come previsto dalle linee guida provvisorie sul suicidio assistito".
La Procura ha, inoltre, aggiunto di aver verificato la validità del testamento biologico, che avrebbe impedito a qualsiasi ospedale di agire per riportare in vita la donna. "Un ospedale non avrebbe potuto offrire trattamenti ulteriori rispetto a quelli ricevuti in casa sua".
Nel 2004, dopo la morte della sorella Joan Aiken, rinomata autrice di libri per bambini, la stessa Hodge aveva scritto un editoriale su un quotidiano lamentando la continua resistenza alla legalizzazione del suicidio assistito: "Tutte queste maldicenze sui presunti pericoli del testamento biologico fanno sì che sia ancora più difficile morire senza soffrire. E' deprimente".