Morire o non morire sul web

La giornalista Francesca Paci sulle pagine de La Stampa del 19 luglio 2010 affronta un argomento spinoso come quello della morte sul web e in particolar modo su un noto social network.

Riportiamo di seguito l'articolo.

Fantasmi su Facebook

Il meccanismo automatico del sito provoca contatti inquietanti

ROMA - Il 28 ottobre 2009 l’amica Cristiana annota sul wall di Chiara R.: «Nei suggerimenti del nuovo Facebook c'è scritto che dobbiamo riprendere i contatti perché è tanto che non ci scriviamo, magari!». Chiara, che nella foto di presentazione sorride con aria furba da dietro una grande maschera subacquea, non può rispondere. Almeno non materialmente: è stata uccisa da un infarto una domenica di cinque mesi prima ma continua a esistere nell’universo virtuale, dove un algoritmo la suggerisce periodicamente come amica a una selezione dei 500 milioni di membri del più famoso tra i social network.
Si muore mai veramente su Facebook? La domanda ronza da tempo nella testa degli infaticabili programmatori di Mark Zuckerberg, ancora alla ricerca di un software che aggiorni la vita dei fantasmi. «All’inizio, quando la maggior parte degli utenti di Facebook era giovane, i decessi erano rari, ma oggi la compagnia si trova ad affrontare la vecchiaia» spiega al New York Times James E.Katz, docente di storia della comunicazione alla Rutgers University. L’età è una sfida al rialzo, soprattutto nell’era di internet. Secondo una ricerca di comScore la tribù maggiormente in espansione nel popolare social network è quella degli over 65 che nel solo mese di maggio 2010 sono aumentati di 6,5 milioni.
Il nodo è l’intensità delle relazioni che allacciamo con gli amici, i colleghi, gli ex fidanzati. Da quando comunichiamo via social network infatti, capita d’essere aggiornati in tempo reale sullo stato d’animo di una persona che non vediamo da anni o che magari non abbiamo mai visto e d’aver completamente perso le tracce di una cugina cara, il vicino di casa trasferitosi all’estero, l’amico del cuore renitente al web. Se il mezzo è tuttora il messaggio, allora Facebook può addirittura in qualche modo garantire l’immortalità. Nessuno ha dimenticato il compleanno di Chiara R., a giudicare dai commenti postati il 29 novembre sul suo wall: «Ovunque tu sia: Auguri!!!!», «E oggi ti penso di più», «...so che festeggerai sicuramente con dell'ottimo vino anche lì dove sei ora...». Forse le stesse persone non sarebbero andate fino al cimitero a lasciare un biglietto che il sole o la pioggia avrebbero consumato in poche ore. O invece sì, di più?
Eppure, dietro la tenerezza della memoria, c’è qualcosa d’innaturale nell’«anagrafe» online che può resuscitare i morti ma anche seppellire i vivi. Se all’inizio Facebook cancellava subito il profilo di una persona di cui qualcuno aveva comunicato la scomparsa, oggi chiede una prova. Nonostante questo l’ingegnere tedesco Simon Thulbourn si è ritrovato un giorno commemorato da un amico che avendo letto della scomparsa di un suo omonimo aveva girato il necrologio al social network ottenendo l’autorizzazione a dedicargli un memorial sul proprio wall.
Un’ipotesi, rivela la portavoce del team di Zuckerberg Meredith Chin, è associare a chi non c’è più frasi tipo «riposa in pace». «Stiamo studiando un software, ma non possiamo sbagliare» ammette. Ne va della geografia dell’aldilà.

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