Link Up: indagine su attuazione terapia del dolore

Oltre 100 medici di medicina generale e più di 20 ambulatori di terapia del dolore coinvolti: questi i numeri della campagna “Link up”, promossa su tutto il territorio nazionale nel mese di marzo dall’Associazione pazienti vivere senza dolore, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Generale (Simg) e con il patrocinio del ministero della Salute. Questa la notizia che si legge sulle pagine di Quotidiano Sanità del 4 marzo 2013.

Obiettivo del nuovo progetto – il terzo in ordine di tempo, dopo le indagini “Cupido” (acronimo di: Cura Previeni Il Dolore) del 2011 e “Hub2Hub” del 2012 – è capire quali percorsi assistenziali compiano i pazienti con dolore che accedono agli ambulatori di medicina generale e ai centri specialistici di terapia antalgica, ma anche delineare i bisogni formativi del medico di famiglia, individuando le eventuali aree d’intervento ai fini di una reale continuità delle cure all’interno della rete territoriale.

Durante tutto il mese di Marzo, ai medici di medicina generale (Mmg) e ai terapisti del dolore sarà richiesta la compilazione di 2 tipologie di questionario. Il primo punterà a rilevare, tra i cittadini che afferiscono agli studi del Mmg, la prevalenza e tipologia di dolore, la presenza o meno di un trattamento antalgico e l’approccio del clinico nel caso in cui debba impostare una nuova terapia; il secondo questionario, riservato all’algologo, verificherà, tra tutti coloro che accedono per la prima volta alle strutture specializzate, non solo la complessità della patologia algica ma anche se il paziente è stato indirizzato al centro direttamente dall’Mmg o ne sia venuto a conoscenza attraverso altri canali (familiari, amici, internet ecc.).

I risultati delle due survey, che saranno presentati nei prossimi mesi, consentiranno di comprendere realmente presso quali strutture si rechi il paziente con dolore cronico e se il percorso diagnostico-terapeutico affrontato sia in linea con quello tracciato dalla Legge 38. La normativa, infatti, individua nel medico di medicina generale il primo referente per i cittadini che soffrono, all’interno di un modello organizzativo che prevede tre livelli di assistenza: il presidio territoriale gestito da Mmg con competenze di terapia antalgica, l’ambulatorio (Spoke) e il centro di riferimento (Hub) di terapia del dolore. Ma la situazione reale è spesso ben diversa. I cittadini tendono a rivolgersi direttamente ai centri specialistici, determinando un allungamento significativo dei tempi di attesa, anche per problematiche dolorose che potrebbero essere gestite dal medico di famiglia. Questa figura professionale ha un ruolo centrale nel processo di cura: grazie a un’adeguata formazione, dev’essere dunque in grado di trattare la sofferenza nelle sue prime fasi, indirizzando ai centri di terapia antalgica soltanto i casi più complessi.

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