Per le persone malate di cancro la fatigue è un problema importante che influisce pesantemente sulla loro quotidianità con effetti negativi a livello fisico, mentale e relazionale. La gran parte delle persone in chemioterapia sperimenta questa condizione patologica. Tuttavia solo una minoranza dei pazienti oncologici ammette il problema e solo alcuni ricevono una risposta terapeutica. Per queste ragioni, gli aspetti legati alla soggettività e alla comunicazione sono preminenti nella gestione della fatigue e in essa può essere rilevante il ruolo del professionista infermiere. I metodi d’intervento non farmacologici per ridurre la fatigue, raccomandati dalle linee guida cliniche del National Comprehensive Cancer Network (NCCN), per il loro alto livello di evidence, sono l’incremento dell’attività fisica, gli interventi psicosociali con approccio psicologico o educativo, le terapie fisiche. L’analisi di tre studi sperimentali, selezionati dalla produzione scientifica, quasi interamente anglosassone, per pazienti adulti in trattamento chemioterapico e per ciascuno dei primi tre metodi raccomandati, mette in evidenza gli aspetti salienti del metodo di ricerca, il trattamento, i ruoli e i profili professionali degli infermieri partecipanti, alcuni limiti e i risultati positivi raggiunti nel ridurre la fatigue. Fattori importanti per l’utilizzo nella pratica assistenziale dei metodi raccomandati sono la formazione e la preparazione dei professionisti infermieri e il lavoro in equipe che, in Italia, potrebbero, a mio parere, anche consolidarsi nella giovane figura dell’infermiere di famiglia.