Improvvisamente la morte sospende le sue attività. Allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre in un non meglio specificato Paese nessuno muore più.
Ecco la situazione assurda da cui Saramago parte e dalla quale vuole far partire i suoi lettori.
In tono ironico e sarcastico, attraverso le sue parole, l’autore ci conduce in viaggio in questo Paese e inizia a mostrarci il volto della vita e della morte.
Il libro, come afferma lo stesso Saramago, non è una riflessione filosofica o ontologica sulla morte in se stessa e neanche un’ipotesi che potrebbe avverarsi da un momento all’altro, ma è soltanto un gioco, una singolare condizione, dove vengono però mostrati e messi in ridicolo gli stessi esseri umani che si industriano in ogni singola circostanza sia che si tratti di vita o di morte.
Quello stesso avvenimento che all’inizio ha suscitato sentimenti di giubilo e felicità, infatti, non può far altro che creare un incredibile scompiglio in ogni strato della società fino a far nascere situazioni paradossali come il traffico clandestino di pazienti terminali, visto che negli altri paesi questa continua tranquilla il suo eterno lavoro.
Anche la scelta successiva della morte, morte scritto con la minuscola perché quella con la maiuscola, Morte, non si può neanche immaginare cosa sia, sconvolge quello scampolo di umanità.
Dopo sette mesi di “tregua”ed aver visto gli effetti di questa scelta, la morte, con una missiva manoscritta in una busta di colore violetto indirizzata ai mezzi di comunicazione, dichiara di riprendere il proprio impegno, ma questa volta lo farà avvisando ciascun interessato tramite una lettera, in modo tale da poter concedere all’interessato il tempo per poter sistemare le proprie cose.
L’effetto però non è quello desiderato, lo scompiglio continua a perdurare e in tutto questo stato di cose la morte fa una strana scoperta, una delle sue lettere non riesce a raggiungere il suo destinatario e torna per ben tre volte al mittente.