Lasciatemi andare. A forza nella debolezza di Giovanni Paolo II

Autore: 
Stanisław Dziwisz, Czesław Drążek, Renato Buzzonetti, Angelo Comastri
Anno: 
2006
Casa Editrice: 
Edizioni San Paolo

Una vita segnata dal dolore fin dalla più tenera età – la perdita della madre a 9 anni e del fratello maggiore a 13. Un lungo pontificato caratterizzato dalla sofferenza - basti pensare all' attentato subìto nel 1981.
Durante i 27 anni sul trono di Pietro, Papa Giovanni Paolo II è sempre molto attento ai malati, anche terminali, in primo piano mettendo sempre la loro dignità.
Come testimoniano gli Autori del presente volume, Egli affronta il dolore proprio ed altrui con forza, dignità e coraggio. Non ha paura della sofferenza, ed assolve tutti i suoi compiti con estrema lucidità, in ogni situazione, fin nella morte.
La domenica di Pasqua del 2005, giunto il momento della benedizione urbi et orbi, incapace di “pronunciar[n]e le parole, fece soltanto il Segno della Croce con la mano e con un gesto rispose ai saluti dei suoi fedeli” (pagina 44 - 45). In questo momento il successore di Pietro capisce perfettamente che la sua vita sta giungendo al termine prestabilito da Dio e dichiara: “Sarebbe forse meglio che muoia, se non posso compiere la missione affidatami” (pagina 45). Nel pieno delle sue facoltà mentali, Karol Wojtiła dice: “Gli chiedo di volermi richiamare quando Egli vorrà”: il Papa rifiuta quindi ai medici qualsiasi azione atta a prolungare artificialmente la Sua esistenza terrena. Pur sapendo che al vicino Policlinico Gemelli gli sarebbero state impartite tutte le cure necessarie ad una sopravvivenza indefinita nel tempo, Egli sceglie, consapevolmente – come viene più volte ripetuto nel corso del libro –, di rimanere nelle proprie stanze in Vaticano per adempiere fino in fondo alla volontà di Dio.
Così, sempre cosciente fino all' ultimo momento, “verso le ore 15.30 [dell' ultimo giorno della sua vita, pagina 46], con voce debolissima e parola biascicata, in lingua polacca, il Santo Padre chiedeva di lasciarlo andare al Signore” (pagina 81). I medici, consci della situazione, accettano la volontà del Santo Padre e ne rispettano la volontà.
Alle ore 21.37 del 2 aprile 2005 - cosciente fino all' ultimo momento, secondo la testimonianza del suo medico personale Renato Buzzonetti - è morto un Papa il quale ha voluto non nascondersi nel momento del dolore e della morte, e che “ ... ha difeso l' intangibile e affascinante mistero di tutta la vita umana, ricordandoci che la giustificazione di un' aggressione alla vita umana nel suo nascere o nel suo morire apre un varco alla giustificazione di ogni violenza in qualsiasi momento dell' esistenza umana” (pagina 108).

Autore recensione: 
Giacomo Alpini
Voto: 
6
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