Riportiamo di seguito una testimonianza fornitaci dal prof. Andrea Lopes Pegna, che ci apre una finestra sul mondo di chi ci ha lasciato e coloro che restano.
Buona sera professore, è tardi è le due di notte e io non riesco a dormire, mi è venuto in mente lei, non mi chieda il perché, perché non lo so nemmeno io, come sta? volevo farle sapere che ho ricevuto i risultati a scuola, passata con la media del 7,85. Avrei voluto darle anche a babbo queste soddisfazioni, queste gioie, in 17 anni di scuola purtroppo non ho mai potuto farlo, adesso che non c'è più sto tirando fuori tutto ciò che so fare e posso valere, non è mai potuto essere orgoglioso di sua figlia, questo non me lo potrò perdonare mai, pensavo che ci fosse stato tempo, invece mi sbagliavo, ormai è passato un anno e io ancora non ci credo, abbiamo messo la tomba nuova tutta di marmo blu, con una targhetta con scritto "sei una di quelle persone che conosci quando il mondo decide ti farti un regalo, ti ameremo per sempre" si possa immaginare cosa possa essere stato per me credere ed accettare che lui non c sia più, è passato un anno e a me le domande non mancano mai, perché? perché a noi? perché a lui? perché far soffrire così tanto delle persone? perché io ed Alessio dobbiamo fare le esperienze senza babbo? perché? perché non abbiamo potuto salvarlo? una soluzione c'è a tutto perché a questo non c'è stata una soluzione? la mia vita da quando babbo non c'è più è un disastro, uno sfracello, un caos totale, sia in casa, perché più che fai, e più che fai male, e fuori, abbandonata da un'amica che ritenevo la migliore, gli amici di classe che credono che ciò che ottengo, lo ottengo solo perché mi è morto il babbo, mia madre che pensa che io non esista più e che non mi fa nemmeno più vivere la mia vita privata con serenità... perché, oltre al dolore della morte, devo subire tutto questo? mi creda tante volte ho pensato che sarebbe stato meglio mettere un punto a questa vita tagliando la corda, ma non ho il coraggio, non ho la forza, ma avrei tanta voglia, mi creda, perché a 20 anni mi sono dovuta ritrovare a pensare di non continuare questo viaggio in questo mondo? poi però penso a mio fratello al mio ragazzo, solo a loro due, e mi fermo, perché non reggerebbero, non accetterebbero pure questo altro dolore immenso, penso a tutti quei bambini a cui faccio da animatrice che mi riempiono le giornate di sorrisi, penso alle mie nonne, poi penso a tutto quello che patisco qui e vorrei smettere d soffrire ma non c'è soluzione, nessuna, è atroce, e a 20 anni io non posso vivere così. Grazie per aver ascoltato tutto questo, gli ho scritto solo per sfogarmi, per sentire come stava, per salutarla, per ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me, per babbo, la verrò a trovare, spero il prima possibile, saluti sua moglie un bacione e buona notte.
PS: ho acquistato il libro per l'ammissione al test di ingresso a medicina, sto studiando per l'anno prossimo, spero che in un futuro potremmo diventare grandi colleghi, se riuscirò a stringere i denti, un caloroso abbraccio
La storia di Marco babbo di Sara
Marco da pochi giorni operato di tumore al polmone e in procinto di essere trasferito dalla rianimazione al reparto di sub intensiva, muore per un’embolia polmonare massiva insorta, come complicazione post-operatoria. Il medico in questi casi deve tenere in conto l’immediata reazione dei parenti dettata dallo shock da loro subito. Il ruolo del medico non deve però fermarsi solo alle spiegazioni per i parenti; il suo ruolo è anche quello di aiutare i famigliari all’elaborazione di un gravissimo e improvviso lutto. Se Sandra, la moglie di Marco, ha avuto come prima reazione quella di richiedere l’esame autoptico della salma del marito, non solo per trovare una spiegazione dell’accaduto, ma anche l’eventuale responsabilità dell’operato medico, poi mi ha chiesto aiuto per sé e per i suoi figli. Sara, la figlia di 18 anni, ha chiesto di avere direttamente da me quelle spiegazioni che non ha avuto dal chirurgo. Alessio, il figlio di 8 anni, che alla mamma ha subito detto che voleva morire per andare a trovare il prima possibile il babbo in cielo, ha deciso, quando è venuto a trovarmi, di essere da me aiutato a studiare bene il corpo umano per diventare un domani un bravo dottore. La perdita del marito è stata particolarmente dura per Sandra che, oltre a trovarsi da sola col vuoto per la mancanza insostituibile del suo Marco, si è trovata improvvisamente senza un lavoro per poter sostenere la famiglia e con la grossa preoccupazione per Alessio. Sandra è venuta a trovarmi con la figlia per abbracciare e baciare me e mia moglie che aveva con lei stretto una sincera vicinanza. È appena passato poco più di un mese dalla perdita di Marco suo marito di appena 50 anni Marco stava bene quando ha salutato Sandra per l’ultima volta alle dieci di sera dandole appuntamento alla mattina seguente quando sarebbe stato trasferito dalla terapia intensiva a quella sub intensiva. Avevo conosciuto Marco con la moglie nel mio ambulatorio pochi mesi fa; avevo subito sospettato la diagnosi di un tumore polmonare, che poi si è confermata. Nel giro di appena un mese ero riuscito a fargli completare tutti gli esami necessari per portarlo all’intervento chirurgico il prima possibile. Tutto sembrava mettersi a suo favore: l’assenza di qualunque impedimento all’intervento, la PET eseguita in tempi brevissimi che confermava l’operabilità, la disponibilità anticipata di un posto in sala operatoria. Poi la telefonata all’una di notte del medico della rianimazione che mi informava dell’improvviso decesso e la disperata richiesta di Sandra di fare l’impossibile. Sandra è tornata a trovarmi soprattutto perché aveva piacere che sua figlia potesse conoscermi; è tornata però anche per chiedermi di aiutarla a elaborare il proprio lutto e ad affrontare i grossi problemi che si trova ora davanti senza il marito, con due figli a carico di 8 e 17 anni. Ormai seguo per quanto mi è possibile da vicino Sandra, Sara e Alessio anche se a distanza di più di un anno, non solo per lo stretto legame che ho instaurato con loro, ma anche perché convinto che debba ancora proseguire il mio ruolo di medico con la moglie e i figli di Marco. Sara ha tentato il test di ammissione a medicina e non è rientrata nel numero dei vincitori; fra poco proverà l’esame per entrare nella scuola di scienze infermieristiche.
Risposta
Carissima Sara, che dire? Intanto ti ringrazio veramente per avere pensato a me; spero proprio di poterti aiutare in qualche modo e non vedo l’ora di rivederti. L’altro giorno leggevo un articolo su “La Repubblica” con l’intervista a Rossana Rossanda (avrai sicuramente sentito parlare di lei che è stata insieme a Luigi Pintor e Lucio Magri la fondatrice del Manifesto); Rossana raccontava della vicenda di quando ha accompagnato, anche se di mala voglia, ma non poteva farne a meno, il suo carissimo amico Lucio Magri, che le aveva chiesto di accompagnarlo in Svizzera per compiere l’ultimo gesto (il suo suicidio assistito); Rossana diceva che tutti i suoi amici la rassicuravano che col tempo avrebbe sicuramente elaborato il lutto della perdita del suo amico carissimo, ma lei rispondeva loro che per lei non esiste l’”elaborazione del lutto”, perché la perdita di una persona cara non si può mai “elaborare”, rimane sempre “viva” nella tua mente. E così accade a te, il babbo è per te sempre vivo e quindi … pensa un po’ cosa ti risponderebbe se tu gli dicessi di volerla fare finita… come minimo lo addoloreresti tantissimo!!! La tua vita deve continuare e svilupparsi in progetti futuri, anche ambiziosi (non c’è limite alle cose quando c’è la volontà); così veramente lo faresti felice, un abbraccio Andrea