Pubblichiamo di seguito l'abstract della tesi del Corso di Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Firenze di Cristina Mechelli, con relatore il prof. Gianluca Favero.
Abstract
Nella prima parte di questo lavoro di tesi vengono presentati i dati statistici che mostrano la rilevanza del fenomeno neoplasie in Italia. Viene quindi ripercorsa l’evoluzione del concetto di corporeità nella società occidentale, a partire dall’Antica Grecia fino ai nostri giorni, con particolare attenzione al ruolo dei media nella promozione di una particolare idea di corporeità femminile. Quindi viene analizzata la crisi del rapporto medico-persona e vengono proposte le narrative di malattia come strumento per la comprensione ed elaborazione delle storie di vita raccolte.
Nella seconda parte (sperimentale) vengono riportati ed analizzati i racconti e le esperienze di malati terminali, con particolare riguardo agli aspetti della vita di coppia. Particolare attenzione è rivolta alla metamorfosi corporea e al conseguente trauma psicologico indotti dalle attuali terapie aggressive e dalle eventuali mutilazioni chirurgiche dei genitali, risultanti in una destabilizzazione del costituito rapporto di equilibrio personale, tanto all’interno della coppia quanto in un più ampio contesto sociale.
Tali racconti vengono comparati per trarne le caratteristiche comuni in modo da giungere infine all’elaborazione di strategie per aiutare la coppia a trovare un nuovo equilibrio.
Cardini di tali strategie risultano essere l’utilizzo delle narrative di malattia che permettono di recuperare la qualità della relazione operatore-persona assistita. L’individuo raccontandosi riacquista il senso della storia personale, punto di partenza per la ricostituzione di equilibri più funzionali con i membri della propria rete relazionale, con conseguenze positive sulla sessualità di coppia, che consiste in un incontro profondo tra Sé e l’Altro.
Questo nuovo modello relazionale è basato sull’ascolto che “è tempo di cura” (dall’articolo 5 della Carta di Firenze) e restituisce alle persone assistite quella dignità che costituisce l’imperativo etico della nostra professione.