Sulle pagine dell'Osservatore Romano dell'11 luglio 2010 Ferdinando Cancelli afferma che smettere di idratare o nutrire un paziente in stato vegetativo non è "evitare un accanimento terapeutico", ma "praticare un forma di eutanasia mediante l'omissione di ció che andrebbe fatto per mantenere il paziente in vita".
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