In questo periodo così particolare, dove il nostro Paese sta attraversando una profonda crisi riportiamo una riflessione di Mariella Orsi.
Nella nostra parrocchia c'è un rito che si ripete ogni sera: alle 21 le campane suonano per tutti coloro che non ci sono più, che sono morti.
In questo periodo mi fanno pensare a quello stillicidio delle persone decedute a causa dell'epidemia da Covid -19, che ogni giorno ci vengono raccontate dalle Autorità Sanitarie e che vengono, in modo angosciante, rappresentate dalle file di carri funebri che si affacciano alle porte dei cimiteri di tutte le nostre città.
Quello che mi sgomenta è pensare che nessuna di quelle centinaia di persone ha potuto avere accanto i propri cari, a nessuno di loro è stato concesso di accomiatarsi dai propri affetti confortato da un abbraccio, una carezza, un sorriso. Quante sono, quindi, le persone e le famiglie lasciate sole nel dolore di una perdita, senza il conforto di quel rito religioso o laico - il funerale – nel quale amici e parenti si stringono a chi è in lutto in una comunità di affetto.
Questa è una tragedia che segnerà la nostra società, da cui dovremo tutti, segnati da un lutto familiare o della cerchia di amici, colleghi o conoscenti, cercare di riemergere rendendo concreta e percepibile quella solidarietà che ci aiuta ad andare oltre nelle nostre vite, nonostante tutto.
Noi che ci occupiamo di cure palliative abbiamo compreso quale sia il valore di un sostegno a chi deve attraversare il dolore per un lutto e quanto questo dolore rappresenti un peso difficile da sopportare, sia nell'immediato sia a distanza di mesi, per chi perde il proprio coniuge o compagno, un fratello/sorella, persino un figlio o figlia. Pensare a coloro, bambini, adulti, anziani che in questi giorni non possono neppure avvicinarsi ai loro cari alla fine della vita per salutarli, per dare loro addio o un arrivederci -secondo le fedi di ciascuno - in un momento così sacro come la morte, rende struggente questo periodo per tutta la nostra società.
Non possiamo lasciare che queste vite diventino solo un numero che ogni giorno rende così terribile, da ascoltare e da accettare, il bollettino che le Autorità Sanitarie enunciano per ragguagliarci dell'andamento dell'epidemia nel nostro paese, nelle nostre Regioni, nelle nostre città.
Certamente sappiamo che i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari tutti sono stati loro vicini cercando di salvare la loro vita sostituendosi in qualche modo, ai familiari con il loro calore e la loro umanità, anche talvolta con un loro sorriso, (pur difficile da essere percepito dietro le loro maschere protettive), ma questo non è sufficiente per ridurre l'angoscia per quello che è stato "morire senza un proprio affetto accanto al proprio letto.
Quando chiediamo alle persone che cosa temono di più pensando alla propria morte la maggioranza di loro rispondono "morire in solitudine" e/o "morire soffrendo".
Proprio per ridurre più sopportabili queste due situazioni, le cure palliative, ormai diffuse in tutte le Regioni, da anni si impegnano per rendere le ultime fasi delle vite dei malati, garantendo terapie efficaci contro il dolore, migliorando la qualità della vita fino al suo termine, ma soprattutto offrendo quel sostegno psicologico e spirituale indispensabile ad ogni persona morente e alla sua famiglia.
E l'aiuto che File assicura ad ogni persona di cui si prende cura si prolunga nel sostegno per il lutto dei familiari sia mediante l’aiuto, naturalmente a titolo gratuito, di uno psicologo per le prime settimane, sia mediante 6 gruppi di auto mutuo aiuto presenti nell'area fiorentina e di Prato, che facilitano la condivisione del proprio dolore per una perdita.
Solo se manteniamo vivo il legame che ci unisce come cittadini della stessa comunità, se rinforziamo i vincoli di solidarietà che ci rendono consapevoli di essere indispensabili gli uni per gli altri, con le nostre fragilità ma anche con il nostro coraggio nelle avversità, supereremo questo periodo diventando tutti più forti e capaci di vedere il bene che è in ciascuno e in ogni situazione, perchè davvero, come dice il piccolo principe "l'essenziale è invisibile agli occhi".