"...e se io e te ci sedessimo ogni giorno per un'ora e tu mi chiedessi le cose che hai sempre voluto chiedermi e io parlassi a ruota libera di tutto quello che mi sta a cuore, dalla storia della mia famiglia a quella del grande viaggio della vita?"
Colpito da tre tipi diversi di cancro, Tiziano Terzani sa di essere ormai prossimo alla morte. Dal suo ultimo rifugio, la sua casa all'Orsigna (in provincia di Pistoia) egli invia un telegramma al figlio maggiore Folco, chiedendogli, se è d'accordo, di raggiungerlo per accompagnarlo insieme alla famiglia (la moglie Angela, la figlia Saskia ed il figlio di lei, nato proprio in quei giorni) fino alle soglie dell' ignoto che la morte rappresenta. Il giornalista fiorentino propone al figlio di parlare insieme a proposito della sua vita, di quello che il figlio vuole sapere a proposito del padre e che questi non gli ha mai raccontato, e per comunicare a chi gli vuol bene che Tiziano è sereno, soddisfatto della sua vita e pronto ad affrontare la morte: "[…] perché non vorrei vivere altri dieci anni. Per rifare quello che ho fatto? Sono stato nell' Himalaya, mi sono preparato per salpare per il grande oceano di pace e non vedo perché ora dovrei rimettermi su una barchetta a pescare, a far la vela. Non mi interessa." Tiziano affida al figlio Folco il proprio testamento, il suo testamento spirituale, e gli chiede di curarne la pubblicazione. Una sorta di passaggio di testimone dal padre al figlio.
Ha inizio così un dialogo tra padre e figlio - dialogo nel quale compaiono a tratti anche le voci delle due figure femminili della famiglia Terzani: Angela Staude e Saskia Terzani -, una sorta di intervista sulla vita, le esperienze ed il pensiero del giornalista.
Possiamo leggere della sua nascita e dei primi anni di vita nel Quartiere fiorentino di San Frediano, del primo ed unico suo amore – Angela, appunto -, del primo lavoro all' Olivetti. Terzani ricorda il suo interesse per la lingua e la cultura cinese, imparate negli Stati Uniti grazie ad una borsa di Studio.
Ma soprattutto dà ampiuo spazio alla sua passione per il giornalismo, che diventerà il suo lavoro per trent'anni. La sua grandissima curiosità, la sua innata passione per le vicende umane, vissute in prima persona e raccontate principalmente per la rivista tedesca Der Spiegel, gli permetteranno di ritrovarsi come protagonista della storia – il '68, il Vietnam, la rivoluzione comunista in Cambogia ed in Corea –, lontano dai percorsi ufficiali seguiti da giornalisti dichiaratamente di parte e privi di umiltà – egli, unico giornalista occidentale, va a vedere di persona le reazioni al crollo del Muro di Berlino nei paesi asiatici dell' ex URSS -. Si nota che, in molte di tali esperienze, egli mette inoltre a rischio la sua vita per cercare quella che lui crede la verità e che con profonda umiltà dichiara sempre essere il suo punto di vista.
L'esperienza più importante della sua vita, resta comunque il periodo vissuto nella Repubblica Popolare Cinese.
Giornalista europeo di lingua italiana, ha studiato cinese in America, parla correttamente l'inglese e scrive per un giornale tedesco in quella lingua. Vive inoltre come un cinese, iscrive i propri figli in scuole pubbliche cinesi e non si accontenta di fermarsi a vedere quanto il Partito decide, ma, in sella alla sua bicicletta, arriva là dove solo i rappresentanti del potere sono ammessi, e vede solo quello che loro possono vedere. E raggiunge il suo scopo: Terzani viene incarcerato, processato ed espulso dal paese esattamente come un qualsiasi cittadino cinese che si fosse comportato come lui, mettendo anche in questo caso a rischio la propria vita.
L'espulsione, ricorda il narratore, vede la famiglia Terzani stabilirsi per un breve periodo in un Giappone grigio, disumanizzato dall' eccesso di industrializzazione e dedizione al lavoro dei cittadini. Secondo Terzani questa mancanza di umanità, e quindi di emozioni esperienza, unita ad una vita vissuta in pieno, sempre in prima linea, è stata una delle cause scatenanti della sua malattia, del suo compagno di viaggio che lo ha aiutato a capire il senso della sua vita e lo ha portato sulle vette dell'Himalaya. Qui, immerso nella musica della Natura, in comunione con gli animali e lontano dagli uomini, se si esclude un vecchio saggio eremita che lo accompagna nel suo percorso di conoscenza di sé, egli comprende che la vera cura che cercava nel suo peregrinare era la riposta al perché della morte.
In pace con se stesso e con l'Universo del quale fa parte, l'ex giornalista Tiziano, ora Amam, il senza-nome comprende ed accetta la sua realtà: l' unico modo per capire il perché della morte è viverla edandare a vedere di persona cosa succede dopo, come del resto ha fatto per tutta la sua vita di giornalista.
Il suo viaggio terreno - la vita - si conclude all' Orsigna, come si è detto, avvolto dalla Natura e dalla famiglia. Nella sua casa, dove si sente ormai tranquillo, egli decide di lasciare la sua testimonianza al figlio Folco, perché questi la trascriva per i nipoti. La sua vita, le sue esperienze e la sua filosofia diventano un vero e proprio testamento, un atto che lega tre generazioni.
E ricorda ai lettori un grande Uomo.