La ricerca, che inizialmente era orientata a determinare bisogni sia materiali che relazionali, nell'ambito delle cure
di fine vita in oncoematologia pediatrica, si è evoluta in itinere, individuando come nuovo obiettivo specifico,
quello di descrivere l'importanza della relazione quale componente favorente il processo di cura; volevo
estrapolare da testimonianze personali mie e da quelle delle famiglie con cui mi sono relazionato, conferme o
smentite riguardo un diverso approccio umano seppur basato su un medesimo rapporto tecnico-professionale. Ho
preso in esame 2 tipologie di ambienti:quello ospedaliero con la patologia in fase acuta e quello extraospedaliero.
Materiali e metodi:
Per ottenere risultati attendibili, la ricerca svolta, si è orientata sperimentando personalmente un “full-immersion”
professionale e umano di relazione infermiere paziente, per cercare di far emergere mediante dialogo informale
anziché interviste dirette strutturate, gli stati d'animo, le sensazioni e quanto la patologia, sia stata o meno accettata dal bambino e dalla sua famiglia, nonché quanto la patologia abbia rafforzato o degenerato i rapporti familiari.
Analisi e discussione deiprincipali risultati di interesse infermieristico
Dall'applicazione di un rapporto più umano, empatico e relazionalmente aperto, sono emersi fattori emotivi che
persino nelle situazioni più difficili, hanno contribuito a maggior dialogo, a una maggior disponibilità da parte sia
infermieristica che dei bambini e loro famiglie, ad alimentare il dialogo stesso. Questo in alcuni casi ha consentito
sia l'accettazione della patologia da parte del bambino, che per quanto possibile rinsaldare il vincolo familiare.
D'altra parte consente al personale infermieristico di lavorare nel quotidiano con più serenità, contribuendo per
quanto possibile a ridurre lo stress quotidiano e prevenire insorgenza di Burn-Out.
Un fattore importante alimentato da questa relazione è stata la compliance e l'adesione al programma di cura da
dei bambini in ambito ospedaliero, mentre nell'altra esperienza al campus, non essendo al centro dell'attenzione la
patologia, ha evidenziato una predisposizione a creare un legame verso chi con loro si presentava con atteggiamento aperto al dialogo.
Conclusioni
Nonostante il tempo a disposizione fosse limitato, nel relazionarsi con questi bambini e con le loro famiglie, ritengo di aver raggiunto lo scopo che mi ero prefissato, tentando di dimostrare che la relazione è un aspetto
importante del rapporto infermiere paziente/famiglia, e che comunque questo rapporto genera positività di stato
d'animo per entrambi. La mia affermazione, è ulteriormente sostenuta dal fatto che, il raggiungimento dell'obiettivo è avvenuto in un ambiente sfavorevole alla promozione di rapporti interpersonali.
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