Il Vaticano: "Testamento biologico, anagrafi illegali"

Sulle pagine del quotidiano La Repubblica del 15 novembre 2009, la giornalista Cecilia Gentile riporta il braccio di fra il Vaticano e la Capitale sulla legalità o meno sui registri delle anagrafi per il testamento biologico.

«Una decisione politica, un provvedimento ideologico, una forzatura». L´editoriale di Roma Sette, il settimanale del Vicariato in edicola con il quotidiano Avvenire, si scaglia contro la decisione del municipio XI di estendere a tutti i cittadini della capitale la possibilità di depositare il proprio testamento biologico presso gli uffici anagrafici della circoscrizione. «Una delibera - scrive il responsabile di Roma Sette Angelo Zema - che va oltre le competenze assegnate ai municipi, chiamati ad amministrare la porzione di territorio a loro affidata, e che viene annunciato quando è ancora in corso in Parlamento l´esame sul disegno di legge che comprende tra l´altro la nuova normativa sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Nel testo varato dal Senato viene precisato che l´alimentazione e l´idratazione sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita».

«Nessuna ideologia - ribatte Andrea Catarci, presidente del municipio XI, Pd - ma un servizio ai cittadini, che costa solo 26 centesimi, il prezzo della marca da bollo. E nessun abuso di competenze, perché si tratta di un documento specificatamente anagrafico». «La nostra iniziativa - aggiunge Sandro Medici, Sinistra e Libertà, presidente del municipio X, il primo ad istituire il testamento biologico nell´aprile scorso estendendolo da subito a tutta la città - ha risposto ad un bisogno diffuso fra la cittadinanza. Lo conferma il fatto che fino ad ora, escluso lo stop di agosto, sono state 550 le persone che nei nostri uffici hanno depositato le loro disposizioni di fine vita. E non è una scelta ideologica, né militante, come andare ad una manifestazione. È l´esito di un percorso interiore, non è una passeggiata».

«Chi vuole venire nel nostro municipio a depositare il suo testamento biologico e le sue disposizioni di fine vita - spiega Catarci - deve telefonare all´Urp, l´ufficio relazioni con il pubblico, e prendere appuntamento, poi venire nei nostri uffici e compilare un modulo in cui esplicita la sua rinuncia al trattamento sanitario, inclusa l´alimentazione e l´idratazione forzata, nel caso si trovi nell´incapacità di decidere per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili».

Oltre al testamento biologico, il modulo contiene anche quattro domande sulle disposizioni di fine vita. Il cittadino deve dire se vuole un commiato civile o religioso, se vuole avvalersi dell´assistenza religiosa in punto di morte, se vuole essere cremato, se vuole donare gli organi. Ma l´editoriale di Roma Sette insiste. A confermare «il sapore ideologico« del provvedimento sarebbe il comunicato con cui Catarci lo scorso 9 novembre ha diffuso la notizia dell´estensione del testamento biologico a tutta la città. «Un comunicato - scrive Zema - che contiene anche un attacco al Parlamento, accusato di discutere "la legge indecorosa licenziata dal Senato e approdata alla Camera", "voluta più dalle gerarchie ecclesiali e certamente in contrasto con la volontà popolare"».

Fonte: La Repubblica Roma.it

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