Nel novembre 2008 il settimanale Der Spiegel effettuò un sondaggio tra i medici tedeschi sul loro coinvolgimento nell'aiuto al suicidio. Poiché uno su tre rispose che sarebbe stato favorevole ad aiutare un paziente terminale a porre fine ai suoi giorni - se richiesto -, l'Ordine dei medici (Ärztekammer) ne ha voluto commissionare uno simile all'Istituto Allensbach, che lo ha realizzato tra un campione rappresentativo di 527 medici.
Ebbene, oltre un terzo ha risposto di sì alla domanda, e un quarto accetta persino l'idea dell'eutanasia attiva. I risultati erano pronti già a settembre 2009, ma finora sono rimasti chiusi in un cassetto perché ritenuti un materiale esplosivo.
Appare evidente che i medici siano sempre più confrontati col desiderio dei malati gravi di voler morire. A più di un medico su tre è stata fatta la richiesta, addirittura a uno su due tra i medici di famiglia, e il 47% di coloro che sono alle prese con malati incurabili afferma “succede sempre più spesso”. Un terzo del campione auspica una legge che vada in quella direzione. Finora si sosteneva che in Germania i medici non volessero saperne di eutanasia, nè attiva né passiva, ma il sondaggio mostra che così non è, o non lo è più.
La legge attuale non punisce l'assistenza al suicidio, ma l'alone negativo che la circonda scoraggia dal farlo. “Se un medico ritiene in coscienza di poter aiutare qualcuno a suicidarsi, lo può fare anche oggi”, spiega il presidente dell'Ordine, Joerg-Dietrich Hoppe. “Esistono delle forme che gli consentono di dare un aiuto senza timore d'essere punito - per esempio prescrivendo una certa ricetta”. Lui personalmente non lo farebbe mai, però “ho comprensione per i singoli casi”. Viceversa, pensa che una legge specifica sull'aiuto al suicidio minerebbe le basi del rapporto fiduciario medico-paziente.
Fonte: ADUC Salute