Discussione alla Camera durante la commermorazione del registra Mario Monicelli

A seguito della morte del 95enne regista italiano, Mario Monicelli, gettatosi dal balcone della stanza dell'ospedale in cui era ricoverato per un tumore alla prostata allo stato terminale, la Camera dei deputati si è soffermata a ricordare l'artista, ma in tale circostanza il ricordo si è trasformato in un breve e acceso dibattito sull'eutanasia.

Rita Bernardini è stata la prima ad intervenire in aula per chiedere esplicitamente una "riflessione" della Camera sull'eutanasia, ricordando il fatto che Monicelli abbia deciso di togliersi la vita.
La deputata radicale del gruppo del Pd ha preso la parola subito dopo Walter Veltroni, che alla fine di Monicelli aveva dedicato solo un passaggio del suo intervento di omaggio al regista: "Non si è lasciato morire. Rispettiamo la sua scelta".

A quel punto è intervenuta Paola Binetti, dell'Udc: "Basta con spot a favore dell'eutanasia partendo da episodi di uomini disperati, perchè Monicelli era stato lasciato solo da famiglia e amici ed il suo è un gesto tremendo di solitudine, non di libertà".

Anche Enrico La Loggia ha criticato "l'elegia del suicidio della Bernardini" e ha tuonato: "Suicidio mai, mai. Sempre la vita e la speranza".

L'on Radicali/Pd Maria Antonietta Farina Coscioni, è così intervenuta: "Credo che il presidente della Repubblica abbia colto l'essenza della questione: bisogna rispettare l'estremo scatto di volontà di Mario Monicelli, e andrebbero rispettati la volontà della persona, del malato, che ha il diritto di essere informato e di poter decidere del suo destino. Aggiungo che se vi sono responsabilità queste non sono di chi" - come si è pure ipotizzato - "non avrebbe impedito a Mario Monicelli di porre fine alla sua esistenza; piuttosto la responsabilità è di chi non l'ha aiutato (non l'ha potuto aiutare in omaggio da una ipocrisia imperante che impedisce perfino di pronunciare la parola 'eutanasia') a porre fine alla sua esistenza in modo meno atroce e doloroso di come invece è stato costretto a fare".
"Sono convinta" - aggiunge Coscioni - "che sia giunto il tempo di infrangere questi tabù ipocriti: Mario Monicelli, come chiunque, doveva e deve essere messo nella condizione, allorchè in piena scienza e coscienza, giunge alla determinazione che la vita ha perso dignità e interesse, di potervi mettere fine senza dolore e sofferenza. Ed è sconcertante ed avvilente che vi sia chi, arrogante e prepotente, non è neppure disposto ad una riflessione, a un confronto, a un dibattito. Ogni riferimento a colleghi e colleghe come Paola Binetti, abituati ai diktat, alle imposizioni, ai divieti, che mostrano come sia loro estraneo ogni sentimento di pietà e misericordia" - conclude Coscioni - "è espressamente voluto".

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