Partenze. Ogni viaggio inizia con una partenza ed ogni partenza ha bisogno di una preparazione. Un violoncellista nel Giappone moderno, attraversando le vicissitudini della vita, si ritrova a confrontarsi con la finitezza della vita. Improvvisamente il suo sogno di ragazzo di guadagnarsi da vivere con uno dei grandi amori della sua vita, la musica, s’infrange e questi è costretto da una società estremamente competitiva a ritirarsi nel piccolo paese di origine e cercarsi un lavoro, uno qualsiasi, per sostentare lui e sua moglie. La possibilità migliore che gli si profila all’orizzonte è quella della tanatoestetica, ossia della preparazione dei corpi senza vita dei trapassati che i familiari congiunti delegano a personaggi considerati bizzarri e in generale degni della vergogna della comunità di appartenenza. Dopo un iniziale repulsione all’esplorare questa dimensione che, in ogni modo, viene occultata agli occhi dei più, Daigo inizia ad apprendere e soprattutto ad apprezzare i gesti della ritualità che accompagnano la preparazione della salma, la solennità dell’addio da parte dei familiari e il rispetto dovuto al defunto conferendoli sembianze vitali insieme all’esaltazione de i tratti distintivi. Egli giunge a trasformare la repulsione in arte, il timore del defunto in sua estrema celebrazione. E questa sua partenza apporterà profondi cambiamenti alla sua vita conciliando le incongruenze della sua biografia con una serenità profonda. Mai come in questo caso una grande necessità diventa virtù.