La vita prevede la malattia come esperienza comune tra le persone e come suo primo limite. A volte si perde la salute precocemente a causa di un evento traumatico o di un male importante. Nei casi più longevi si vivono gli effetti del cedere del corpo sotto i segni dell’etá. Per questi motivi ciascuno di noi, prima o poi, si misura col potente e bizzarro sistema sanitario delle cure e dei curanti. Un sistema fatto di consuetudini statiche e paradossi vissuti quotidianamente da tante persone fragili e dolenti i cui racconti spesso si perdono e che questo testo tenta di trattenere. Un tema importante del lavoro (spesso trascurato) riguarda l’attitudine del paziente a trasformare la diagnosi in una prognosi. Il processo di comunicazione fra curanti e pazienti viene anche osservato alla luce delle sconfinate risorse messe in campo dalla persona che si ammala. Vengono riportati utili aneddoti che indicano come spesso la speranza rappresenti la prima vera cura. Sono infine affrontate le tematiche relative alla conclusione delle malattie infauste, al faticoso lavoro di mantenimento e ricostruzione dell’integritá propria attraverso le forme di ricordo della persona amata.