Credere e Conoscere

Autore: 
Carlo M. Martini e Ignazio Marino (a cura di A. Cattoi)
Anno: 
2012
Casa Editrice: 
Einaudi

Un libro,agile nella lettura ma molto intenso nei contenuti, scritto da due autorevoli autori-un teologo, il Cardinale Martini, e un medico-chirurgo dei trapianti, il prof. Marino, che affrontano varie tematiche connesse ai diritti delle persone. Spesso appaiono, attraverso i media, conflitti che sembrano insanabili tra il mondo cattolico e la comunità scientifica specialmente in campo sanitario, ma Martini e Marino, attraverso i loro incontri avvenuti tra il 2006 e il 2011, ci propongono un metodo dialogico che si pone in ascolto degli interrogativi delle persone, affrontandoli in modo non dogmatico.

I temi sono molto vari: dall’inizio della vita(con il problema della fecondazione assistita, la diagnosi pre-impianto e la donazione di embrioni ”abbandonati”), alla sessualità vista dall’ottica della Chiesa Cattolica, ai problemi del fine vita ( tra decisioni ultime, testamento biologico ed eutanasia).
Rimanendo nel campo che maggiormente interessa chi si occupa di cure palliative, sono molto preziose le riflessioni sul rischio che corre oggi la medicina: quello di non accorgersi neppure di quando inizi un accanimento terapeutico, a causa dell’utilizzo esasperato di ogni mezzo, tecnologico e/o farmacologico, da opporre al processo fisiologico della morte cui ogni essere umano è destinato al termine della propria vita, per il progredire inesorabile della malattia o
dell'età che avanza.
Martini sottolinea quanto affermato dall’ ”Evangelium vitae”, nel marzo 1995, ”la rinuncia a mezzi straordinari o sproporzionati non equivale al suicidio o all’eutanasia; esprime piuttosto l’accettazione della condizione umana di fronte alla morte”, ritenendo che questo principio dovrebbe guidarci anche a proposito dei casi di cronaca - quali Welby ed Englaro - che hanno portato ad un’esasperazione tra le diverse “fazioni”dell’opinione pubblica .
Viene poi sottolineata da entrambi gli autori l’importanza di garantire comunque la libera scelta dei trattamenti accettabili da parte del malato e la necessità di considerare l’opportunità della “limitazione dei trattamenti” (più che la “sospensione”) quando il momento della morte si avvicina, insieme alla responsabilità di tutti di accompagnare fino alla fine chi soffre.
Le critiche alla legge Calabrò (che si spera rimanga ancora "in sonno" nei cassetti del Parlamento,n.d.r.), vengono evidenziate per le varie incongruenze con quei principi che vedono le direttive anticipate di trattamento essere fondate sulla nostra Costituzione - e non solo sulle buone pratiche cliniche della Cure Palliative - e che portano a sostenere che, in alcuni casi, la sofferenza può essere considerata insopportabile dal singolo individuo.
Il Cardinale Martini afferma come sia sempre “necessaria la terapia del dolore e molta comprensione per chi, entrato in un’esistenza estrema, se ne voglia liberare”
Di fronte al dibattito sull’eutanasia e il suicidio assistito che alcuni casi recenti di cronaca riportano in evidenza – con un penoso spostamento di malati coscienti nella vicina Svizzera in cui tale forma di suicidio viene ammessa, pur se a determinate condizioni, Martini prende una posizione coraggiosa.
Egli sottolinea, infatti, quanto sia importante “distinguere bene gli atti che arrecano vita da quelli che arrecano morte” e che, seppure “non sia possibile approvare il gesto di chi induce la morte di altri,specie se medico”, non se la sentirebbe di condannare le persone che compiono un simile gesto, su richiesta di un ammalato ridotto agli estremi, per puro sentimento di altruismo, come pure per quelli che, in condizioni fisiche e psichiche disastrose, lo chiedono per sè”.
Il Professor Marino mette in evidenza, poi, il dovere del medico di alleviare sempre la sofferenza del malato con farmaci analgesici a dosi adeguate a ridurre il dolore anche a chi, in fase terminale, dovesse subire una riduzione del tempo residuo di vita.

Data la pregnanza delle riflessioni e la forma assai sintetica in cui sono esposte nel volume, ho preferito darne conto utilizzando proprio le parole degli autori, piuttosto che farne una più originale recensione.
E’ una lettura, infatti, che può arricchire chi voglia confrontarsi con opinioni che, pur appartenendo ad autorevoli figure di cattolici, ci aiutano a scoprirne gli aspetti di laicità che dovrebbero sempre orientare gli operatori sanitari impegnati nel prendersi cura di persone malate in condizioni estreme.

Autore recensione: 
Mariella Orsi
Voto: 
9
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