Molti di coloro che si occupano delle tematiche di fine vita parlano di cose che intuiscono ma di cui hanno solo esperienze “indirette”: cosa realmente “vive” e “sente” chi è consapevole di essere al limite, nel precario confine tra la vita e la morte.
Cosa percepisce il malato grave della lotta in cui s’impegnano i medici nel far fronte – e cercare di superare- i tanti eventi, preannunciati e improvvisi (e spesso implicanti interventi di assoluta emergenza) per cercare di strapparlo alla sua fine?
A tali quesiti sembra rispondere il romanzo “Cosa sognano i pesci rossi” di Marco Venturino, anestesista, medico della terapia Intensiva dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, che “immagina” (ma non tanto, considerata la sua lunga esperienza nelle sale di rianimazione) lo scorrere di due vite in parallelo – un malato reso completamente dipendente dalle macchine e costretto ad una immobilità assoluta da un intervento “quasi impossibile” per un grave tumore (definito dai più inoperabile) tentato da un chirurgo “di frontiera” e quello del medico rianimatore che lo segue fino all’ultimo.
Il malato, quarantacinquenne di successo all’apice della sua carriera con moglie e figlia adolescente, scioccato dalla diagnosi improvvisa ed imprevista di un grave tumore, tenta l’impossibile (per i più) intervento, fatto balenare come risolutivo dal chirurgo che vanta successi prestigiosi, ma viene poi abbandonato, in seguito agli esiti infausti di un’operazione malriuscita e passato alle cure della terapia Intensiva in una condizione assai critica.
Solo la sua mente funziona bene, per il resto tutto il suo organismo dipende dalle macchine: la sua vita è affidata ai farmaci e alla tecnologia e la sua attenzione è perciò costantemente rivolta alle modalità con cui medici e infermieri esercitano manovre sul suo corpo, per lui reso insensibile ed inutile.
Dal ruolo sociale di chi è abituato a dare ordini, prendere decisioni il signor Tunesi diventa oggetto di cure continue, incapace persino di mettersi in relazione con la sua famiglia e con l’equipè curante, incapace di interpretare la comunicazione non verbale che lui si sforza di esercitare (da qui l’immagine di “pesce rosso” del paziente che pronuncia parole che non diventano suoni a causa della tracheotomia).
Solo un medico preparato e disponibile a mettere in piazza le criticità, i difetti dell’organizzazione, l’enorme distanza tra la prassi sanitaria e le reali esigenze dei malati in situazione critica, avrebbe potuto descrivere con tanta franchezza cosa avviene “dietro le porte chiuse” della Rianimazione.
Ma anche solo una forte capacità di leggere il disagio, la disperazione, l’angoscia di abbandono, la paura e insieme la consapevolezza - al di là delle pur rassicuranti parole di incoraggiamento dei medici (o la bizzarria degli auguri “mi raccomando, faccia un Buon Natale!” a chi vede scorrere giorni tutti uguali senza neppure la luce naturale a distinguere tra giorno e notte),- ha potuto guidare l’autore a mettersi nei panni di uno dei suoi pazienti.
Il volume, sotto la forma di romanzo, assume quasi la veste di una sorta di autobiografia, tanto veri appaiono quegli episodi in cui le lotte per il potere, il prestigio e lo scarico delle responsabilità quando il percorso verso l’evento morte sembra ormai inarrestabile, sembrano prendere il sopravvento rispetto alle competenze professionali e alla percezione di impotenza che anche i medici più distratti o “eroici” avvertono.
E’ questa una lettura consigliabile a tutti coloro che si occupano delle cure di fine vita, sia a livello professionale che nel versante del volontariato, per comprendere quanto sia delicato ed importante (perché nelle ultime fasi della vita, un gesto, una carezza, una parola, un sorriso, assumano una rilevanza ben diversa che nella quotidianità della vita da sani!), la relazione con una persona malata grave e non autosufficiente, il cui relativo benessere (non solo il non soffrire grazie ai farmaci antidolorifici) dipende totalmente dagli altri: siano questi i familiari, i medici, gli infermieri i volontari o gli assistenti spirituali.