Il noto conduttore inglese Ray Gosling oggi è al centro di un gran clamore scatenato dalla sua confessione shock, avvenuta durante la trasmissione Inside Out, un programma dell'emittente pubblica dedicato al dibattito sull'eutanasia e su quello che viene chiamato "mercy killing", omicidio per pietà, mandato in onda lunedì sera.
Erano gli anni ottanta quando "in ospedale, un pomeriggio afoso, il dottore disse che non si poteva più fare niente. Lui soffriva, soffriva terribilmente. Allora chiesi al dottore di lasciarci soli per un po’, lui uscì, io presi un cuscino e lo soffocai. Poi il dottore rientrò e gli dissi: "È andato". Nessuno disse più una parola".
"Era in fase terminale, aveva dolori terribili", ricorda Gosling, mentre cammina in un cimitero del Nottinghamshire, una contea al centro della Gran Bretagna."Quando ami qualcuno, è difficile vederlo soffrire".
Così continua il suo racconto ripercorrendo i sentieri della memoria e pensando alla promessa fatta al suo compagno, affetto da Aids. "Gli avevo promesso di non farlo soffrire inutilmente".
"Se questo è uccidere, anche io sono un assassino". Questa è la rivendicazione del settantenne presentatore, che ha deciso di confessare quella morte, non solo perchè il programma gliene aveva dato l'occasione, occupandosi di morte ed avendo intervistato altre persone che avevano affrontato lo stesso dilemma, ma perchè, come lui stesso ha ammesso: "Mi sono convinto a dire ora la verità solo perché spero di togliere un velo di ipocrisia all'attuale discussione politica".
Infatti la confessione, del noto presentatore, non cade casualmente, ma si insinua all'interno dell'acceso dibattito che si sta svolgendo nel Regno Unito in merito al suicidio assistito dei malati terminali.
Fra pochi giorni, difatti, il procuratore generale Keir Starmer presenterà un pacchetto di linee guida sulla questione. Tali linee guida erano già state emesse nel settembre scorso, dalla stessa Procura generale indicando in quali casi fosse necessario perseguire chi assiste e in quali no. Questo perchè, attualmente, in Gran Bretagna l'assistenza al suicidio è un crimine punibile con una pena che può giungere fino ai 14 anni di carcere.
Intervistato stamattina da Radio 4 della Bbc, Gosling ha dichiarato di non essere preoccupato dall'indagine della polizia o delle conseguenze: "Non mi preoccupo. Ho fatto quel che ho fatto mosso dal cuore. Se c'è un Paradiso lui mi guarderà e sarà fiero di me".
Le dichiarazioni, del presentatore non sono rimaste estranee alle forze dell'ordine. Oggi la polizia del Nottinghamshire ha, difatti, confermato di avere arrestato un settantenne di Nottingham con l'accusa di omicidio. I poliziotti non hanno fatto il nome di Gosling, ma hanno precisato di aver arrestato tale individuo per le rivelazioni, da lui fatte, al programma "Inside out" della Bbc tramsesso lunedì sera.
Anche se durante i 12 minuti di trasmissione Gosling non ha mai fatto il nome del compagno o abbia specificato dove e quando tali eventi si siano svolti.
Intanto Il gruppo contro l'eutanasia "Care not Killing ha accusato Gosling di essere un assassino e ha criticato, allo stesso tempo, la decisione della Bbc di non avvertire subito la polizia nel momento in cui è stato girato il programma, nel dicembre scorso.
"Al momento non sembra un caso di suicidio assistito ma di uccisione intenzionale, se non di omicidio. Non sappiamo nulla di questo patto, se non dalla parola di Ray. Per questo occorre un'indagine approfondita".
Queste le dichiarazioni fatte dai porta voci delle Bbc, che hanno inoltre aggiunto che l'emittente non era obbligata per legge a allertare la polizia prima della messa in onda, ma che ora coopererà pienamente con l'inchiesta".
Ne frattempo molte altre voci si sono alzate ed hanno espresso la propria opinione e il loro punto di vista.
Sarah Wootton, direttrice di "Dignity in Dying", che si batte per il diritto al suicidio assistito, ha osservato: "Questo caso dimostra ancora una volta come questo sia un problema vero che ci può riguardare tutti. Il compagno di Ray Gosling era malato terminale e chiaramente ha chiesto aiuto per morire, quando soffriva in maniera insopportabile alla fine della sua vita. Illustra come ci sia bisogno di una legge sul suicidio assistito per aiutare chi vuole scegliere alla fine della sua vita, e per proteggere persone che possano essere vittima di coercizione".
Comunque l'opinione pubblica britannica è decisamente favorevole a una modifica della legge sull'eutanasia e sull'assistenza al suicidio. Infatti secondo un sondaggio di alcuni giorni fa, tre quarti delle persone intervistate ritengono che debba essere consentito ai familiari di assistere i malati terminali verso il trapasso.
Per di più non bisogna dimenticarsi della proposta fatta tempo fa da Sir Terry Pratchett, noto autore inglese di romanzi fantasy, affetto Alzheimer, che ha annunciato di voler lanciare un'iniziativa per la creazione di un apposito "tribunale per malati terminali".
A cura della dott.ssa Emilia Uccello