Il celebre scrittore britannico Terry Pratchett, a cui, nel 2007, è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer, sulla scia di un sondaggio svolto per la trasmissione televisiva della Bbc Panorama, nel quale è stato evidenziato come il 73% dei britannici si dica favorevole al suicidio assistito in caso di malattia non curabile, ha proposto l'introduzione nel Regno Unito di "tribunali" che diano il via libera al suicidio assistito in caso di malattia terminale, dicendosi pronto a fungere, se necessario, da "cavia".
Terry Pratchett, noto per la sua serie di romanzi ambientati nel Mondo Disco, in una lezione dal titolo "Stringere la mano alla morte", ha detto che "il momento di rendere legale l'eutanasia è davvero arrivato". "Oggi - ha proseguito - se qualcuno assiste qualcun altro nel togliersi la vita, sia in questo Paese che in altri, diventa un sospetto omicida almeno fino a quando la polizia non decida altrimenti". "Se una persona desidera morire sarebbe molto meglio che potesse recarsi in un tribunale con amici e parenti e presentare il suo caso. In questo modo, se il suicidio avviene, si consuma con il benestare delle autorità.''
Per Pratchett, un legale esperto in affari familiari e un dottore avvezzo al decorso delle malattie non curabili dovrebbe far parte di questi tribunali. Che, in prima istanza, dovrebbero vigilare sulla sanità mentale di chi chiede di morire ed evitare ogni possibile condizionamento esterno.
"Mi pare ragionevole - ha detto ancora - che si debba guardare ai medici: per secoli ci hanno aiutato a vivere più a lungo e in modo sano, ora ci devono aiutare a morire con serenità circondati dai nostri cari, nelle nostre case, evitandoci una lunga permanenza nella 'sala d'attesta di Dio' ''.
Le affermazioni di Pratchett sembrano essere una risposta ad un altro scrittore inglese, Martin Amis, che recentemente, durante un’intervista, aveva proposto, fra il provocatorio e il reale, l’eutanasia di massa per gli over 70, affermando che “dovrebbe esserci una cabina a ogni angolo di strada, dove se hai l'età giusta si può prendere un Martini e la pastiglia della buona morte.”
Questo perché viviamo in una società che presto sarà costretta a mantenere plotoni di vecchi, “uno tsunami d' argento”, città popolate in futuro da “dementi decrepiti, simili a un' invasione di terribili immigrati, puzzolenti, assembrati fra ristoranti e negozi”. Inevitabile conseguenza, “una specie di guerra civile fra vecchi e giovani entro dieci o quindici anni”, a meno che non si ricorra all' idea del suicidio assistito di massa appena varcata la soglia della settantina: una cabina, un cocktail, una pastiglia e addio.
Idee differenti, ma con lo stesso fine, l’invocare l’eutanasia, “la dolce morte”, per ottenere quel “sollievo” da una condizione divenuta insostenibile per il singolo individuo. Entrambi gli scrittori, infatti, richiedono un diritto che dal loro punto di vista sembra essere necessario nella società di oggi e soprattutto nelle loro esistenze.
A cura della dott.ssa Emilia Uccello