Istituirne anche a Bologna un pubblico registro come già è avvenuto nelle città di Firenze, Genova e Pisa è il nuovo tema eticamente sensibile che attende il sindaco, Flavio Delbono, chiamato in causa dalla Rete Laica per affrontare una questione che da sempre crea non pochi imbarazzi a causa delle differenti voci contrastanti che si muovono da più parti.
E' stato previsto che a metà gennaio in Consiglio comunale approderà la delibera di iniziativa popolare sul tema sottoscritta da intellettuali laici come Carlo Flamigni, esponenti di associazioni come quella intitolata a Luca Coscioni, della chiesa protestante, di quella evangelica e metodista e della comunità ebraica, già supportati da personalità della sinistra locale non Pd.
La proposta prevede che i bolognesi possano «esprimere la loro volontà di essere o meno sottoposti a trattamenti sanitari in caso di malattia o lesione cerebrale irreversibile o invalidante, o in caso di malattia che costringa a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione», e che il testamento biologico venga inserito nelle reti informatiche dell´anagrafe comunale di modo che sia pubblicamente consultabile. Da fine ottobre partiranno in tutta la città (nelle piazze, negli Urp e nelle sedi dei Quartieri) i 50 banchetti organizzati dalla Rete Laica per raccogliere le 2000 firme necessarie a validarla. Per gennaio, prima che venga approvata dal Senato la nuova legge nazionale in materia giudicata «proibizionista e incostituzionale» dalla Rete Laica, si prevede l´arrivo della delibera in Consiglio comunale, con la votazione per la quale si confida di trovare sostenitori sia nel centrosinistra che nel centrodestra.
«C´è bisogno di confrontarsi su un tema del genere: chiediamo fin da subito un incontro a tutte le forze, quelle favorevoli, quelle dubbiose e anche a quelle ostili, e il primo che desidereremmo incontrare è il sindaco», spiega Maurizio Cecconi, portavoce della Rete Laica. Per approvare a maggioranza, è però indispensabile il sì del gruppo consiliare del Pd, il più numeroso: «se si spaccheranno su questo non è un problema nostro, ma può essere che finisca come a Firenze, dove ci sono state solo poche defezioni», sorride Cecconi. Da Flamigni, che per quel che lo riguarda personalmente fa sapere di «non desiderare la pietà di nessuno al mio capezzale, è una questione di dignità», l´appello «a lasciare a tutti la libertà di scelta». Per Guido Armellini, presidente della Chiesa evangelica e metodista di Bologna e Modena, «il conflitto non è tra credenti e non credenti, ma tra clericali e laici». E poi: «se la vita è un dono, sono io poi che decido cosa farne».
Fonte: La Repubblica Bologna.it - Antonella Cardone - 9 ottobre 2009