Bambini e adolescenti a confronto con la perdita

Il 13 febbraio 2014 la dott.sa Paola Fornasier è intervenuta al 2° incontro con la città di Firenze in merito a “Come assistere le famiglie in difficoltà e migliorare le competenze dei docenti nel sostegno dei ragazzi di fronte ad una perdita significativa.” Luciana Coèn ha, quindi, formulato per noi un breve articolo in merito a questo intervento.

È innegabile che un lutto sconvolge la famiglia nel quale è avvenuto, coinvolgendo tutti i componenti, compresi i bambini e gli adolescenti. Quello che però rende difficile e complessa l’elaborazione del lutto, è il tabù della morte, caratteristico nella nostra società e cultura, a cui consegue la congiura del silenzio.
Quando in una gruppo di bambini o adolescenti uno di loro subisce una perdita si evita di parlarne, di nominare la morte, di leggere qualcosa che evochi il lutto.
Il silenzio porta ad un dispendio di energia per controllare ciò che appare, soprattutto al mondo adulto, indicibile, incondivisibile, accrescendo il tabù. L’indicibile può diventare impensabile e quindi non elaborabile.
L’osservazione dei gruppi di bambini, gli studi rispetto al lutto nei bambini/adolescenti ha invece evidenziato che ne vogliono parlare, che fra di loro ne parlano con spontaneità, come un evento della vita, che si perde con l’avanzare della socializzazione perché questa porta ad un adattamento alla cultura prevalente. C’è solidarietà tra i bambini/adolescenti, alleggerimento quando uno dei compagni con semplicità esprime una emozione e così aiuta il compagno in lutto a dare un nome a ciò che prova perché si rende conto che la sua sofferenza, la sua emozione può essere espressa e se ne può parlare, condividendo la drammaticità dell’evento e la pesantezza del dopo la morte. La scuola può essere un luogo dove il bambino/adolescente colpito dal lutto mantiene un rapporto con la normalità perché la scuola continua, con i suoi ritmi, i compagni, le lezioni, un time out alla frantumazione familiare e al dolore. L’importante è non far finta di niente ma creare degli spazi in cui il ragazzo possa esprimersi e comunque essere pronti ad accogliere qualsiasi sua manifestazione emotiva, non ultima la richiesta di parlarne. Per chiudere: la morte di una persona cara non necessariamente porta nel ragazzo una sua destrutturazione, soprattutto se c’è possibilità di parlarne; può essere una spinta evolutiva e di crescita. Il lutto può non essere elaborato completamente e rimanerne una quota inelaborata che riapparirà in determinate situazione, quando il bambino, forse anche diventato adulto, sarà in grado di compierla. Inoltre, lasciare sempre aperta la porta del futuro e della speranza, continuare a dare comunque un senso alla vita, rassicurando e cercando gli aspetti positivi anche negli ultimi tempi di vita della persona morta.

MauthasenTavola rotonda "Le diversità delle visioni morali: un problema o un valore?"Père Lachaise 9Cripta dei tre scheletriArredoInsiemeCimiteroCalendario