Arrestati l'uomo che nel 2007 aiutò una donna a morire

Il 27 marzo 2010 un uomo, accusato di aver aiutato a morire in cambio di alcune dosi di droga una giovane che aveva deciso di suicidarsi, iniettandole un mix cocaina ed eroina, è stato arrestato oggi dalla polizia a Cagliari dopo due anni di complesse indagini.

A Buoncammino con l'accusa di omicidio è finito Pierpaolo Fenza, 34 anni di Decimomannu che, secondo gli inquirenti, iniettò il micidiale cocktail di droga a Federica Muntoni, cagliaritana di 28 anni, con problemi di carattere psichiatrico, che aveva deciso di togliersi la vita perchè non voleva tornare in ospedale.

I fatti - come ha spiegato in una conferenza il dirigente della squadra mobile di Cagliari Oreste Barbella - risalgono al 13 novembre del 2007 quando il corpo della ragazza fu trovato, in seguito a una telefonata anonima al 118, in una vecchia scuola abbandonata nel colle di San Michele a Cagliari. La polizia scoprì, in un secondo momento, che la ragazza era morta da due giorni, e accertò che anche l'11 novembre vi fu una chiamata al 118 con la quale vennero date indicazioni così vaghe per cui non fu possibile trovare il corpo. Il 13 novembre quando la ragazza venne trovata morta, gli operatori del 118 notarono, infilati nella cintura dei pantaloni della giovane, alcuni foglietti.
Erano il "certificato di eutanasia antipsichiatrica" che la ragazza scrisse prima di morire spiegando che non voleva più assumere farmaci e sottoporsi a cure psichiatriche. In seguito ai dubbi dei genitori, soprattutto della madre che disse agli inquirenti che sua figlia non aveva mai fatto uso di droga e soprattutto che non era mancina (le venne trovato un buco sul braccio destro con affianco una siringa sporca di sangue), gli inquirenti abbandonarono l'ipotesi della morte per overdose e iniziarono le indagini per fare piena luce sull'accaduto.
Vennero quindi sentiti alcuni amici e si scoprì che la giovane, assieme a un ragazzo, fuggì il 20 ottobre del 2007 dall'ospedale psichiatrico e non avendo portato con sè alcun effetto personale i due "furono costretti" a compiere un furto in un market. Vennero arrestati dalla polizia che li condusse in questura dove passarono un intero fine settimana. Nel processo per direttissima i due vennero rimessi in libertà ma il giudice dispose per la ragazza una visita psichiatrica per il 12 novembre successivo. Questa decisione del giudice terrorizzò Federica decisa a non curarsi perchè non voleva essere considerata malata. Da qui la decisione di farla finita.

Secondo la ricostruzione fatta dagli uomini della squadra mobile, la ragazza alloggiò in alcune pensioni e alberghi di Cagliari facendosi prestare dei soldi da un amico. Fu questo amico a raccontare alla polizia di aver dato circa 400 euro a Federica, che l'ultima volta si presentò da lui con un'altra persona che però rimase in disparte. Secondo gli inquirenti era Fenza con il quale la ragazza andò nell'ex scuola del colle San Michele per farsi iniettare la droga che l'avrebbe uccisa. Sempre in base a quanto accertato dalle indagini, Fenza dopo averle iniettato il cocktail di droga, in un locale angusto al primo piano dello stabile nel quale si poteva entrare solo attraverso un buco, fuggì portandosi via il cellulare della ragazza. Commise però un errore inviando due brevi sms con la sua sim. La polizia riuscì poi a recuperare il cellulare addirittura in Senegal dove arrivò dopo essere stato venduto ad alcuni extracomunitari. Sempre secondo quanto accertato dalla polizia, Fenza immediatamente dopo la morte di Federica chiamò il 118 ma non diede indicazioni sufficienti per il rinvenimento del cadavere. L'uomo tornò assieme a un altro tossicodipendente due giorni dopo nello stabile del Colle di San Michele e fu l'amico a scoprire il cadavere supino vicino alla colonna e a quel punto, nonostante le resistenze di Fenza, chiamò il 118 e fu possibile recuperare il corpo di Federica. Tutta una serie di elementi raccolti a carico di Pierpaolo Fenza hanno portato la polizia a interrogare l'uomo che, secondo quanto riferito dal capo della mobile Oreste Barbella, fornì delle dichiarazioni con molte incongruenze. Gli elementi però raccolti contro di lui hanno convinto il Pm Rita Cariello a chiedere l'ordine di custodia cautelare per omicidio.

Fonte: ADUC Salute

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