All’ospedale di Alessandria c’è la “stanza della scrittura” dove i pazienti diventano scrittori

Iniziativa all’avanguardia nel campo della medicina narrativa: “Scrivere aiuta a guarire meglio e più in fretta” dice il dottore Antonio Maconi. Nel reparto di Neurologia medici e malati posso lasciare i proprio pensieri ed ora anche partecipare al concorso letterario “Racconta la tua storia”

«Vuoi? Puoi!». È scritto su un bigliettino fra tanti riposti in una scatolina. Come le altre frasi riportate, è uno stimolo. Un aiuto a scrivere. Ma non lo si trova in una biblioteca o in un centro culturale. È invece in un locale al terzo piano dell’ospedale civile di Alessandria, nel reparto di Neurologia. La «stanza della scrittura creativa». Uno spazio fisico che è diventato un luogo dell’anima. Perché «scrivere aiuta a stare meglio» se a farlo è un paziente. Ma aiuta anche a mettersi meglio in relazione con quel paziente chi si prende cura di lui dal punto di vista sanitario. Alessandria, sottolinea con orgoglio il medico Antonio Maconi, «è all’avanguardia per quanto riguarda la medicina narrativa» (la «stanza» in Neurologia è stata allestita nel 2013). Cioè una metodologia, come sintetizzano all’Azienda ospedaliera, «che si concentra sul ruolo relazionale e terapeutico del racconto dell’esperienza di malattia da parte del paziente e nella condivisione dell’esperienza, attraverso la narrazione, con il medico che lo cura». Ed è una metodologia, come evidenzia lo psicologo Antonio Pepoli, «che favorisce una diagnosi efficace».
Per invitare i pazienti e anche il personale a scrivere, è stato anche lanciato un concorso: «Racconta la tua storia». Presidente della giuria è lo scrittore e giornalista Roberto Cotroneo, alessandrino, oggi direttore della Scuola di giornalismo della Luiss. È stato lui a tenere l’altro pomeriggio una «lectio magistralis» su che cosa significa scrivere di sé oggi, ai tempi di facebook e degli altri social network diventati «portatori di autorialità: esisto come narratore di me» (fino ad arrivare alla «patologia del narcisismo: il selfie»).
Un esempio di narrazione di sé è venuto da Antonella Barbierato, coordinatrice infermieristica dell’unità coronarica della Cardiologia («e filosofa»). Ha letto la storia scritta da un ragazzo di 28 anni colpito da aritmia cardiaca maligna durante una partita di calcio. È stato salvato da un medico presente all’evento sportivo. Poi gli è stato impiantato un defibrillatore. Una storia punteggiata dei dubbi e delle domande che si pone chi ha visto la propria vita in pericolo e non sa che cosa lo aspetta. Ma già il fatto di confrontarsi con questi temi diventa un sostegno alle cure.

Fonte:
La Stampa - Alessandria
Autore Mauro Facciolo

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