L’autore, Andrea Floppy Filippini, è infermiere di professione, scrittore per “vocazione”, alla sua prima opera letteraria che ha già venduto quasi 1.500 copie, senza appoggiarsi ad un circuito distributivo tradizionale, ma solo grazie al Passaparola dei suoi lettori e sostenitori e alle Librerie ed Esercizi Indipendenti che hanno abbracciato il progetto.
Il libro è un diario di bordo, come dice il sottotitolo stesso, “del viaggio più estremo nel bene e nel male”, sono le istantanee quotidiane dell’esperienza dell’autore come infermiere presso l’ospedale “di guerra” di una importante ONG a Lashkar Gah, nel Sud dell’Afghanistan.
Già dal titolo (uno sberleffo di tutti quei politici che, nonostante non siano nemmeno capaci di pronunciarne il nome correttamente, hanno deliberato l’intervento militare dell’Italia in questo Paese) l’opera rivela la sua anima graffiante e ironica, se di ironia si può parlare in guerra. Attraverso un originale concentrato di stile, moderna punteggiatura (con frequentissimi a capo che, se da una parte facilitano la lettura, dall’altra sottolineano la sofferenza di chi scrive per ciò che vede) e personalissima ortografia (basti notare che, per una scelta politico/ideologica dell’autore, le “P” di Paese sono scritte sempre minuscole, quasi a diminuire il potere costituito delle Istituzioni che decidono le guerre), l’autore ci impone una lettura quasi tutta d’un fiato, accompagnandoci nei suoi sei mesi di guerra in ospedale.
«Questo libro – dichiara Andrea Floppy Filippini – è il diario di come ho perso la mia innocenza (…) per sempre. (..) Al mio ritorno dall’Afganistan ho cercato di reinserirmi in società, nella mia vita di tutti i giorni, ma è stato faticoso, molto faticoso, perché portavo la guerra dentro di me. Allora ho deciso di liberarmi di questo fardello e dare il mio personale contributo alla pace pubblicando il mio “diario”. Ciò che avevo scritto allora per fissare le mie emozioni, per condividere con chi amo le mie esperienze, doveva vedere la luce, per mettere il mio mattone nell’umana rivoluzione contro la guerra. Perché non è importante come ci chiamiamo, ma ciò che pensiamo, diciamo e facciamo». «Ovviamente spero che la gente legga il mio libro, proprio per questo insieme al Collettivo abbiamo deciso di non fare alcun tipo di pubblicità, perché, sempre secondo noi, un libro può essere solo consigliato da qualcun altro, il famoso passaparola, magari perché glielo consiglia la Libraia di fiducia e non venduto all’ingresso di un supermercato dove c’è una pila di centinaia di copie dello stesso che ti dicono… comprami, comprami, dai… comprami, perché se fosse così, dovremmo leggere solo gli autori che possono permettersi di distribuire tanti libri da costruire, come con i lego, le colonne d’ercole alle entrate dei supermarket o catene».
Lo stesso autore è anche Editore del libro, completamente autoprodotto e autofinanziato con la liquidazione della professione di infermiere, grazie all’appoggio umano e professionale di un team di persone che hanno creduto nel progetto. Tutte le esperienze vissute da Filippini in Afghanistan, sono narrate anche in un documentario ancora inedito.
Nel libro, ed in ogni comunicazione ad esso relativa, non è mai fatto il nome reale della ONG presso la quale Floppy ha prestato la sua arte infermieristica in Afghanistan, ma è usato per essa lo pseudonimo di Across Alive, poiché l’autore e la ONG hanno una divergenza di opinioni in merito alle modalità di comunicazione di cosa vuol dire guerra.
Il libro è distribuito solo ed esclusivamente nelle librerie indipendenti del circuito nazionale il cui elenco è disponibile sul sito ( http://www.acrossalive.com/il-diario/librerie-che-lo-possono-dare/ ), insieme ad una scheda in cui è indicata la città dove risiede ogni copia numerata.